Contro la Spal toccherà ancora a Lautaro. Con l'Eintracht se la giocheranno Politano e il convalescente vero Keita. Nel derby, si vedrà. Perché in un mondo normale, anche tornando ad allenarsi oggi e facendo gli straordinari domani, Icardi non riuscirebbe a colmare in 7 giorni il gap con una condizione ottimale sommato in 3 e più settimane da ammutinato. Nel mondo Inter, di un'Inter che lotta per la prossima Champions, potrebbe invece accadere che l'ex capitano venga assoldato d'urgenza e in emergenza e mandato in campo nel derby (non prima) anche in un precario stato di forma.
Del resto era abbastanza chiaro da tempo quel che sarebbe successo. Con Lautaro diffidato due volte e la squadra sotto l'assalto del Milan (e non solo) in chiave Champions prossima ventura, Icardi era destinato a tornare indispensabile e quindi più forte nel muro contro muro con società, allenatori e compagni. Per questo, se non riavrà la fascia da capitano, quella mai, potrebbe adesso sì spuntare un nuovo contratto, quello stesso che Marotta nessuna intenzione aveva di proporgli fino all'incontro con la famiglia Nara e l'avvocato Nicoletti. Un gesto più di forma che di sostanza, perché l'idea dell'Inter resta quella di provare a cedere marito e moglie al migliore offerente, ma un gesto che servirebbe ai Nara per dire ai loro followers che non hanno perso. L'adeguamento supposto a 7 milioni netti, frutterebbe al centravanti 1 milione in più fino a giugno (e questa sarebbe invece sostanza più che forma).
Di rientro da Francoforte, l'Inter si è allenata pensando alla Spal. Keita si è visto finalmente al fianco dei compagni (non gioca dal 29 dicembre: la rincorsa è verso l'Eintracht per sostituire lo squalificato Lautaro e lasciare Politano esterno), Perisic ha riposato ma non sembra grave, Icardi invece è rimasto in palestra. Marotta non gli ha parlato, mentre l'ha fatto di persona nuovamente con Nicoletti, l'avvocato mediatore. Manca l'annuncio del Grande Ritorno, della discesa dall'Aventino e del rientro in gruppo. Perché all'Inter sono riusciti nell'impresa di farlo diventare un evento anziché logica conseguenza della fine di un «infortunio».
Dal suo angolo nient'affatto privilegiato, Spalletti osserva infastidito (come si è chiaramente capito a Francoforte ) la trattativa che deve ridargli il giocatore più forte, («a me Icardi ha detto che non sta bene, chiedete al direttore che gli ha parlato»).
L'impressione è che la figura del tecnico non sia in questo momento centrale nei processi decisionali, come invece di norma dovrebbe sempre essere in un club come l'Inter. Che sia verità o semplice impressione, poco conta per Spalletti, che rischia di perdere ogni giorno che passa autorevolezza e autorità verso il resto della squadra.
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