Quell'abbraccio, prolungato e fraterno, tra Stefano Pioli e Paolo Maldini, sotto la pioggia dell'Olimpico, subito dopo la zampata del 2-1 di Tonali, immortalato dalla tv è forse il simbolo più autentico di questo nuovo Milan spuntato da due anni a questa parte nella zona scudetto del calcio italiano dopo un lungo e mortificante declino. C'è chi (Mario Sconcerti durante la trasmissione di Pressing, ndr) ha parlato di «sentimento», spiegato come il carburante che ha consentito a questo team di decollare puntualmente prima della fine della pista. È già successo cento volte e adesso gli consente di restare in cima alla classifica per 48 ore e di comandare il girone di ritorno (con 32 punti) avendo conquistato la matematica certezza della Champions con 4 turni d'anticipo. Mentre Ricki Massara, il ds rossonero, l'ombra silenziosa ma operosa di Maldini, vinto dall'emozione, è rimasto seduto in panchina nello stadio deserto, domenica notte Pioli ha spiegato con la metafora del leone la caratteristica più avvincente dei suoi calciatori. Solo Paolo Maldini, più tardi, volando verso Milano e i due giorni di riposo assegnati al gruppo, si è soffermato davanti alla tv del canale rossonero per spiegare in 3-4 passaggi chiave, il valore tecnico di questo finale entusiasmante di stagione.
«Sono orgoglioso della squadra e dello staff, a inizio torneo non ci davano nemmeno tra le prime 4, pronostico che abbiamo utilizzato come stimolo» il suo esordio prima di passare alla visione interna. «I numeri parlano chiaro per noi, per due anni siamo riusciti a mantenere questo spirito di sacrificio e posizioni d'alta classifica perché ci abbiamo sempre creduto all'interno» la rivelazione. «Non si tratta di un banale obiettivo: dovessimo riuscire a centrarlo sarebbe un risultato incredibile per il Milan che negli ultimi 20 anni ha vinto solo 2 scudetti. Nel caso opposto sapremo di aver fatto il massimo» la conclusione. Che tiene conto delle curve a gomito che attendono ancora il Milan con quel calendario che è una sorta di percorso da montagne russe, prima Fiorentina in casa, poi Verona fuori, quindi Atalanta a San Siro e chiusura a Reggio Emilia con la bestia nera Sassuolo. Ed è proprio in vista del tratto finale che è spuntato all'improvviso il gigante buono di casa Milan, Ibra, l'autore dell'assist per la puntata di Tonali all'ultimo assalto, presente nel cuore dell'area come guidato da chissà quale presentimento. Lui e Rebic, autore del lungo cross finale dopo un recupero prodigioso di pallone dai piedi di Marusic da cui è nato il sorpasso finale, sono le vitamine di cui Pioli ha bisogno per migliorare la contabilità del suo attacco. Anche in questo caso, infatti, i numeri non mentono.
Contro la Lazio sono stati effettuati ben 25 tiri tra in porta e in direzione della porta, con respinte varie dalle sagome laziali ed è in questo aspetto che il Milan deve migliorare per reggere il passo dell'Inter che viaggia a media-gol da primato.
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