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L'Inter non può sbagliare con il déjà vu Sassuolo: Di Maria sembra Berardi

Obbligatori i 3 punti col Benfica della meteora bianconera che ora gioca e segna sempre. E a Calhanoglu ricorda...

L'Inter non può sbagliare con il déjà vu Sassuolo: Di Maria sembra Berardi
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Conta molto per l'Inter, ma molto di più per il Benfica e forse la vera difficoltà sta proprio lì. Sconfitti dal Salisburgo all'esordio casalingo, i portoghesi non possono perdere un'altra partita, per non compromettere quasi per intero le chances di qualificazione agli ottavi di Champions. Il precedente di aprile non conta: altro turno, altro momento, altre squadre. Il Benfica finora ha fatto curiosamente lo stesso percorso dell'Inter in campionato: 6 vittorie e una sconfitta (a metà agosto, però), vincendo fra l'altro il Clasico di venerdì scorso, contro gli eterni rivali del Porto e scavalcandoli in classifica. Davanti a tutti però c'è lo Sporting, che per giovedì aspetta l'Atalanta in Europa League.

Italia-Portogallo comincia a San Siro (niente esaurito stavolta, anche per la squalifica Uefa ai tifosi del Benfica), fra tante facce conosciute: dal presidente Rui Costa all'ex Joao Mario, meteora a Milano e stella in patria, all'ex viola Cabral e soprattutto ad Angel Di Maria, che lontano da Torino (e dal Mondiale) pare tornato in piena salute e all'antica gloria: titolare 8 volte su 9 in questo avvio di stagione, con già 6 gol all'attivo, compreso quello vincente contro il Porto. In bianconero, il Fideo ne ha segnati 8 in tutto l'anno, di cui 3 in una sola partita. Qualcuno potrebbe chiedergli i danni e Calhanoglu avverte: «Di Maria è come Berardi».

Niente ritiro per l'Inter, come già tante volte in passato e come fa quasi sempre anche il Milan: dopo l'allenamento in cui ha ritrovato Cuadrado, almeno per la panchina, Inzaghi ha dato appuntamento a tutti per la prima colazione di stamane, da fare tutti insieme in albergo, prima della rifinitura, che non dovrebbe servire a sciogliere dubbi in quanto la formazione di partenza sembra una certezza, con la conferma di Pavard e lo scontato rientro fra i titolari di Bastoni, Dimarco, Mkhitaryan e Lautaro. Sempre indisponibile Frattesi.

«Il Benfica è un avversario temibile, che ha cambiato diversi giocatori rispetto allo scorso anno, ma che è rimasto più che competitivo», spiega Inzaghi alla vigilia. Nella porta portoghese c'è Trubin, obiettivo non centrato del mercato dell'Inter, troppo alta la richiesta dello Shakhtar, prima di ripiegare su Sommer. La vittoria di Salerno ha rialzato il morale suo e dell'intera squadra, uscita malconcia dall'ultima esibizione infrasettimanale a San Siro, contro il Sassuolo. «Servirà una partita intensa, perché loro hanno perso all'esordio, senza meritarlo. In 10 hanno avuto molte occasioni per segnare».

Il momento felice di Lautaro, 10 gol in un mese, aiuta a pensare positivo («ha un grande senso di appartenenza: un sentimento che fa la differenza»), nonostante le solite punzecchiature di Arrigo Sacchi («abbiamo una diversa visione dell'Inter, ma tutti possono dare la loro opinione») e il sommarsi di impegni

sempre più ravvicinati. «Se fai le Coppe, ormai è sempre così. E noi ci teniamo a farle. Per questo le rotazioni sono importanti, perché coinvolgere più giocatori possibile è l'unico modo per cercare di evitare infortuni».

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