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L'Inter si rialza subito. Poker da record di Lautaro

L'argentino è il primo a fare 4 gol entrando dalla panchina nell'era dei 3 punti. Inzaghi fa turnover, la sblocca coi cambi

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Vanno dentro quelli bravi, anzi quello più bravo di tutti, e l'Inter stravince la partita. Decide Lautaro, gli bastano 8 minuti per il primo gol. Potrebbe finire lì, ma il Toro ha tanta voglia, troppa per la povera Salernitana. E segna addirittura 4 gol, partendo dalla panchina. Come nessuno in Serie A nell'era dei tre punti. Un altro quarto d'ora per il raddoppio, poi trasforma un rigore sacrosanto e chiude sul centro rasoterra di Carlos Augusto. Nel frattempo, gli uomini di Paulo Sosa avevano già smobilitato, dopo un'ora di calcio più che onorevole.

Hai voglia a fare rotazioni, il Toro entra e segna. Assist di Thuram, che in un'ora da centravanti vaga per l'area della Salernitana senza prenderla e appena ne esce, serve un pallone in diagonale da sinistra che va solo spinto in porta. E Lautaro lo spinge, con lo scavetto a beffare l'uscita disperata di Ochoa, prima solo spaventato e mai veramente impegnato dalla squadra nerazzurra.

Eppure, diciamolo, per un'ora un'Inter appena sufficiente. L'Inter delle alternative. Come contro il Sassuolo, parte a mille all'ora senza però trovare subito il gol. Cinque tiri contro Ochoa nei primi 11 minuti, di cui almeno 2 occasioni piene, non solo numeri da statistica. Sanchez prima (errore clamoroso) e Dumfries dopo (errore e basta), però sparano alto. Il cileno, alla prima da titolare della sua seconda vita in nerazzurro, ha sostanzialmente mezz'ora di autonomia e la gioca quasi tutta lontano dall'area, più da 10 che da spalla di Thuram, che infatti soffre, costretto a fare da punto di riferimento unico al centro dell'attacco. Così Inzaghi è costretto a mandare in campo Lautaro, probabilmente prima del previsto, di certo prima del solito. Una mossa ripagata con gl'interessi: 3 punti e 9 gol in 7 partite. Milan riagguantato in testa alla classifica: comanda Milano e la corsa sarà lunga.

Paulo Sosa marca a uomo in mezzo al campo, sguinzagliando Martegani dietro Calhanoglu. L'argentino ha molta gamba, e a un certo punto manda persino in gol Legowski, pescato però in fuorigioco. Sarebbe stato l'1-1, ma nessuno aveva ancora fatto i conti con Lautaro. Dia alla prima da titolare sembra fisicamente molto lontano dal grande attaccante visto nella scorsa stagione. Anonimo e nascosto anche quando la sua squadra, a metà del primo tempo riesce a salire all'altezza dell'Inter, trascinata dall'infuocato pubblico di casa. Cabral e Kastanos i più insidiosi, pur senza impegnare Sommer.

Le rotazioni sono necessarie, soprattutto alla vigilia della Champions, ma anche a Salerno si vede quanto le alternative siano distanti dei titolari e Carlos Augusto verifica un'altra volta quanto sia diverso giocare nel Monza piuttosto che nell'Inter. Un po' come capitato a Gosens, nel passaggio da Bergamo a Milano. Là però c'era di mezzo anche un infortunio. Di certo, oggi il brasiliano non vale l'ultima versione nerazzurra del tedesco. Prima volta di Klaassen: meglio per Inzaghi che giochi Mkhitaryan.

E poi ci sono gli attaccanti, ma qui ormai credo che siamo tutti d'accordo: non c'è Inter senza Lautaro.

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