L'Italia c'è ma neppure Nani sale sul podio

L'Italia c'è ma neppure Nani sale sul podio

Ci abbiamo creduto perché la medaglia era alla portata. Non ci sarebbe stato il tempo di interrompere il festival di San Remo, ma l'emozione era quella dei tempi di Tomba. Roberto Nanni, 26 anni di Livigno, non temeva i 3mila metri della “Birds of prey” e nemmeno i 18 centesimi di vantaggio di Marcel Hirscher. Solo sua maestà d'Austria gli era stato davanti nella prima manche. Poi nella seconda l'emozione e il rispetto per un destino che ti serve una carta al volo. Nani chiude sesto a 1.41.

“Stiamo calmi”, ripeteva il valtellinese fra le due manche, soprattutto a se stesso. Non è andata. Era il suo secondo mondiale, mai meglio della quinta piazza in Coppa, il valtellinese è un “giovane” di un anno più “vecchio” di Hirscher che, solo da tre stagioni, può giocarsi le sue carte in Coppa, dopo anni di inspiegabile “parcheggio” nelle categorie cadette. Grazie di averci provato. E provaci ancora “Bob”. Exploit di Eisath, ottavo a 1.77: i giganti azzurri non affondano, ma galleggiano. Mentre la lotta torna lassù dove si combatte da anni. Vince Ted Ligety, davanti al suo pubblico. Il mister giant uscente, campione olimpico si riconferma, dopo il 2011 e il 2013. Il campione mondiale è ancora lui. E si lascia dietro come ai vecchi tempi il suo migliore allievo in gigante, Marcel Hirscher a 45/100. Terzo il francese Alexis Pinturault a 88/100. Giù dal podio Felix Neureuther. I big sono loro. Difficile inventarsi qualcosa oltre il loro talento.

Intanto sul disastro gigante di due giorni fa, non cercano scuse ne' il coach Livio Magoni né il presidente della Fisi, Flavio Roda. “Ho lavorato di più di quando ho portai Tina Maze alla vittoria”, ha ammesso Magoni, pronto a rimettere il suo manato nelle mani della Federsci.

“Abbiamo sbagliato, ma non carichiamo di responsabilità chi deve ancora gareggiare”, ha chiarito Roda a conferma che lo sci è uno sport individuale. Anche se la somma fa il totale e stavolta per gli azzurri, a due gare dalla fine dei Mondiali, è ancora a quota zero.

Oggi tifiamo, ma non facciamoci troppe illusioni nello slalom femminile.

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