Un'altra sera memorabile per l'Italia del baseball, anche se terminata con una sconfitta, 11-10 contro il Venezuela al 10° inning, i tempi supplementari del diamante, prima della chiusura del girone contro Porto Rico nella tarda serata di ieri. Se la vittoria sul Messico nell'apertura del World Baseball Classic era stata esaltante per la rimonta al 9° inning, il ko di sabato, fastidioso e doloroso, lascia però il ricordo di un grande impatto tra addetti ai lavori e neofiti. Man mano che sfilavano nel box di battuta, infatti, ci si rendeva conto, concretamente e non più sulla carta, del valore quasi da cartone animato dei venezuelani: bisognava arrivare al numero 9 dell'ordine, Ender Inciarte, per trovare un nome forse non notissimo agli appassionati.
Eppure contro questa gente, dotata di una voglia di fare moltiplicata dall'orgoglio nazionale e dalla voglia di riscattare il clamoroso 0-11 inaugurale contro i portoricani, gli azzurri non solo sono andati in vantaggio 5-0 ma, una volta ripresi e sorpassati sul 5-8 e poi 8-10 sono riusciti in entrambi i casi a pareggiare con una determinazione, una coesione e un'efficacia che ha ridotto in briciole la differenza di valori in campo.
Rob Segedin non è Odubel Herrera, Daniel Descalso non è José Altuve - l'uomo che trova sempre il contatto mazza-pallina e vola tra le basi come come un fulmine, favorito anche dalla bassa statura - e Chris Colabello non è il mostro Miguel Cabrera, eppure per una sera lo sono stati, ribattendo colpo su colpo, risollevandosi oltre il ciglio della buca in cui i venezuelani li avevano buttati, arrivando a casa base, su ogni valida con il punteggio in sospeso al 7°, 8° e 9°
inning, come se il loro futuro professionale dipendesse da quella corsa tra un cuscino e l'altro. Come il giorno prima, un gruppo vero, anche se nato tutto in una volta, e un gruppo che non ha badato ai nomi degli avversari.
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