Brasile 2014

Con l'Italia dei pareggi diventa un gigante anche il Lussemburgo

Brividi in difesa, Cassano entra bene poi troppe proteste. Ma Prandelli: "Faremo un grande mondiale"

Claudio Marchisio ha segnato così l'unico gol azzurro al Lussemburgo, il suo terzo in Nazionale
Claudio Marchisio ha segnato così l'unico gol azzurro al Lussemburgo, il suo terzo in Nazionale

nostro inviato a Perugia

Quel charter che stasera si muoverà dalla pista di Fiumicino direzione Rio de Janeiro sarà ancora carico di qualche perplessità. A Perugia si doveva celebrare la festa beneaugurante prima dell'inizio dell'avventura iridata: stadio pieno, Italia ancora imballata ma che sembrava aver fatto un piccolo passo avanti nella condizione fisica. Peccato che il risultato ancora una volta non ci premi: sono venti anni esatti (dall'epoca della nazionale di Sacchi) che non arriva una vittoria nell'ultimo test prima di caricare i bagagli. Certo, a Prandelli in questo momento il risultato conta poco, interessa forse di più al festoso pubblico del Curi. Insufficiente il golletto di Marchisio, legittimato dalle due traverse di Balotelli e Candreva, la zuccata a difesa mal schierata di Martins da Graca ci toglie anche la tradizione sempre vittoriosa con il Lussemburgo mai qualificato per una grande manifestazione (battuto otto volte negli otto precedenti e in gol una soila volta contro di noi nel lontano 1976).

Prandelli in un'intervista ha ammesso che «non siamo i più forti, ma possiamo battere i più forti». Serve però un volto migliore per questa nazionale ancora a scartamento ridotto in molti dei 23.

Il passettino in avanti atteso a Perugia, a 24 ore dal volo azzurro per il Brasile, arriva solo a sprazzi nonostante la caratura degli avversari. Certo è che arrivano segnali confortanti dal Balotelli alle prese con noie inguinali e muscolari: nella serata perugina – dove va a caccia della rete numero 13 in azzurro - gli manca solo il gol (negatogli dai legni e dalla parata di Moris), ma l'assist per la rete di Marchisio, quello per Candreva che sfiora il bis e in generale i buoni movimenti sembrerebbero confermare le convinzioni di Prandelli e del professor Castellacci («Mario non è mai stato così bene»). Così come l'attaccante del Milan è bravo a frenare subito gli ardori quando subisce il duro intervento di Bensi.

Il Cassano che entra – tra gli applausi scroscianti del pubblico umbro - a sostegno del rossonero regala un assist al calciatore rossonero ma può e deve fare di più. Specie evitare di arrabbiarsi con l'arbitro per una rimessa laterale non concessa, al Mondiale certi atteggiamenti (come ha ben spiegato Rizzoli nella chiacchierata con gli azzurri a Coverciano) non saranno ammessi.

Per il resto, mentre il febbricitante Barzagli è già nel ritiro romano dell'hotel Parco dei Principi, quartier generale azzurro per poche ore prima della partenza per il Brasile, e Mirante si è aggregato al gruppo per i problemi di Sirigu, Bonucci regala qualche brivido di troppo in difesa, così come gli esterni (fatta eccezione per il De Sciglio del primo tempo) sono ancora lontani dall'idea di Prandelli. Le buone notizie, nell'esperimento del triplo play (riuscito bene in molti momenti della partita) arrivano dall'elemento più giovane e meno esperto dell'inedito tridente di mezzo (formato da due reduci di Berlino 2006, i pezzi da novanta De Rossi e Pirlo): Verratti, fino a quando resta in campo – ed è forse la migliore Italia- mostrare ancora personalità, come nel test di Londra. Se terrà questa condizione e questa verve anche in Brasile, sarà un'arma in più importante per Prandelli.

Il quale salirà sull'aereo per il Brasile con qualche grattacapo in più anche se al termine della sfida del Curi si dice «soddisfatto, abbiamo provato le cose che volevamo, sono convinto che faremo un grande Mondiale». È l'augurio di tutti, anche se l'Italia di Prandelli non vince ormai dal 10 settembre 2013 (a Torino 2-1 alla Repubblica Ceca). E la stessa Nazionale di Lippi chiuse la campagna dei test pre Germania 2006 con due pareggi.

Sappiamo tutti come è andata a finire.

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