Chi è causa del proprio male pianga se stesso. Vale per l'Under 21 che saluta l'Europeo e dice addio al sogno olimpico. L'Italia fa il suo dovere, trova finalmente i gol e cala il tris contro l'Inghilterra. Ma il suo destino era legato anche a Svezia e Portogallo, che saputo del largo vantaggio hanno ovviamente pensato di non farsi male per il più classico dei «biscotti», confezionato anche con una sottile crudeltà perché nel finale il gol portoghese di Paciencia aveva illuso l'Italia. Poi a ridosso del recupero ecco il gol dell'1-1 che ha gelato la squadra di Di Biagio, passata in pochi minuti dal miracolo alla delusione. Inutile recriminare perché gli azzurrini si sono complicati da soli la vita nella prima partita contro gli svedesi e contro i portoghesi hanno avuto la colpa di non riuscire a segnare.
Resta il sapore amaro della beffa e la sensazione di un'occasione sprecata per quello che sarebbe potuto essere. Infatti la sfida con gli inglesi ha confermato che Di Biagio aveva trovato la quadratura del cerchio. Una sola modifica per il ct azzurro rispetto alla squadra che aveva convinto contro il Portogallo. Ma il cambio è sostanziale perché c'è Trotta, attaccante vero, al posto dell'evanescente Battocchio. Il primo a beneficiarne è proprio Belotti che finalmente si ritrova una vera spalla al fianco.
Parte meglio l'Inghilterra ma ci pensa un ottimo Bardi a declassare subito «l'uragano» Harry Kane a semplice spauracchio. Un paio di interventi decisivi del portiere azzurro sono il viatico per il micidiale uno-due dell'Italia che in un paio di minuti travolge i baby Tre Leoni. Il marchio di fabbrica è sempre la Be-Be: Berardi inventa uno straordinario assist, Belotti è perfetto nel deviare al volo in gol. L'Inghilterra subisce il colpo e la squadra del ct Di Biagio ne approfitta. La rete è frutto della rivoluzione a centrocampo post-Svezia: Crisetig recupera palla sulla trequarti e imbecca Benassi che con un perfetto destro fa 2-0.
Avanti di due gol l'Italia rallenta, nella ripresa arriveranno il tris di Benassi e il gol della bandiera inglese, e l'attenzione si sposta a quanto accade in Svezia-Portogallo, sperando in notizie positive, cioè un gol da una parte o dall'altra. Ne arrivano due, ma uno per parte e la beffa è troce. In tribuna Antonio Conte ha dovuto ingoiare insieme a Tavecchio il biscotto amaro che ricorda quello dell'Europeo 2004, vittima la nazionale di Trapattoni, di mezzo sempre gli svedesi, allora con la Danimarca.
Rimane il fatto che al rischio «biscotto» ci si è infilata da sola questa Under 21 come la nazionale maggiore di allora. L'harakiri con la Svezia alla fine è stato pagato con il prezzo più caro: l'eliminazione dall'Europeo, l'esclusione dall'Olimpiade di Rio. Ma questa squadra dà fiducia perché alcuni interpreti già nell'immediato potrebbero tornare utili a Conte: Rugani, Romagnoli, Zappacosta e ovviamente Berardi che restando al Sassuolo potrebbe completare la maturazione proprio a ridosso dell'Europeo dei grandi dell'anno prossimo. Dunque il fallimento è solo per il verdetto del campo. Occasione sprecata e rammarico doppio perché l'Italia del pallone per la seconda volta di fila non andrà alle Olimpiadi.
Un disastro, ma il vero fallimento del calcio italiano è da ricercare altrove. E a salvare la faccia non sarebbero stati sicuramente una semifinale e il pass olimpico dei baby azzurri. Ci vuole ben altro per riabilitare un movimento travolto un giorno sì e l'altro pure dagli scandali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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