La Signora messa a nudo nella notte di Cardiff e spogliata dal mercato. Non è un'estate tranquilla per la Juventus. L'onda lunga della disfatta nella finale di Champions League non si placa. Anzi. Gli effetti collaterali si materializzano in questi giorni. Sull'agitato intervallo e il post gara del Millennium Stadium si racconta di schiaffi o buffetti, nelle versioni più edulcorate, rifilati da Bonucci a Dybala; poi il botta e risposta tra lo stesso Leo e Barzagli, tra cambi suggeriti dal primo e posizioni sbagliate rinfacciate dal secondo. Bonucci ieri ha smentito il tutto via twitter: «Non c'è stato nessun diverbio, tanto meno atti fisici», minacciando le vie legali.
Marotta solo pochi giorni fa aveva assicurato «che non era successo nulla». Pur ammettendo a fine intervista di aver detto qualche «bugia bianca». Ovviamente non ha detto riguardo a cosa. Comunque la verità, a prescindere da Cardiff, affonda le radici nell'intera stagione. Perché sarebbe riduttivo spiegare il tutto con l'adrenalina del momento. C'è un'annata costellata di episodi che fanno capire come lo spogliatoio bianconero non sia stato sempre un'isola felice. Ma le vittorie hanno contribuito a mettere da parte le tensioni e gli spifferi. Eppure una volta si diceva che dalla Juve non usciva nulla, con la società che aveva il pieno controllo di tutto quello che succedeva. Altri tempi.
Comunque una prima crepa tra i muri di Vinovo l'ha manifestata l'indiscrezione (smentita) sul discorso di Buffon «sugli avversari che si scansano». Invece, alla luce del sole, i tanti cambi polemici contestati dai giocatori ad Allegri. Senza dimenticare il presunto labiale durante la premiazione di Supercoppa rubato all'allenatore: «Sono da prendere a calci in c...».
Mentre il massimo dell'adrenalina, per usare un eufemismo, è stata la sceneggiata in Juve-Palermo tra Bonucci e Allegri. Leo per quello è finito sullo sgabello nell'andata degli ottavi di Champions. Fu lo stesso allenatore a imporre il pugno duro mentre la società sembrava orientata per la multa. Ma Allegri fu duro: «O me, o lui». Può darsi che nell'allestire un gruppo da Champions sia stato spostato qualche equilibrio dello spogliatoio. Resta il fatto che durante l'anno c'era da intercettare il nervosismo latente pronto a riesplodere alla prima occasione.
Tenuto a bada più che altro dalla cavalcata Champions che ha fatto accarezzare il sogno di vincere tutto. Come se ci fosse un patto del triplete. Poi si vedrà. E quando il Real Madrid ha minato le certezze, ecco riemergere voci e spifferi.
I quattro gol in 90 minuti di Ronaldo e soci non solo hanno allargato le crepe ma stanno «sfasciando» la Juventus sul mercato. Le corsie laterali sono un viavai. Dani Alves se ne va, rimpianto solo per una decina di partite degne di lui: la seconda parte della Champions, la finale di coppa Italia e una manciata di gare di campionato. Il brasiliano toglie il disturbo non senza polemiche gratuite, ma in questo la società è stata pronta: in 48 ore gli ha aperto la porta perché alla Juve resta solo chi è convinto, a costo di complicare la campagna acquisti. Ma anche Alex Sandro avrebbe fatto capire di voler cambiare aria, attratto dal Chelsea e forse per via di un'improvvisa saudade. E poi Lichtsteiner e Cuadrado.
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