Il Lombardia a Nibali uno Squalo nel lago

Vincenzo stacca tutti in discesa e chiude 7 anni di digiuno azzurro nelle classiche

Il Lombardia a Nibali uno Squalo nel lago

ComoDopo una giornata di pioggia ecco il sole. Su Como risplende un cielo azzurro mare: invece dell'arcobaleno, il tricolore. Vincenzo Nibali si regala e regala all'Italia che pedala l'edizione numero 109 del Lombardia, una delle corse di un giorno più importanti al mondo, una delle cinque classiche monumento che mancavano all'Italia da sette anni. L'ultimo a vincere qui sul traguardo di Como fu Damiano Cunego, nel 2008, ieri è stata la volta del campione d'Italia, del simbolo del ciclismo italiano, del nostro ciclista più conosciuto e apprezzato nel mondo, che questa corsa voleva inserire nel proprio palmares per colmare un vuoto che lui non poteva e non voleva più tollerare. «Ho sempre amato il Lombardia - ha spiegato a caldo il siciliano -. È una corsa pazzesca, perché è dura, esigente, per uomini forti, che amano la salita, ma non disdegnano nemmeno la discesa».

E dice bene "lo Squalo dello Stretto". Sul Civiglio arrivano in pochi, alla resa dei conti. Vincenzo ha al proprio fianco un Diego Rosa superlativo, che in bicicletta fa quello che Gentile ha fatto con Maradona ai mondiali dell'82: rincorre tutti, non molla nessuno. Vincenzo ci prova tre volte ad andare via, ma Pinot e Valverde lo francobollano da par loro. «A quel punto le forze residue erano quasi uguali per tutti - spiega Nibali -. Difficile fare la differenza, ma io sapevo che potevo giocarmi ancora qualcosa, anche in discesa».

Ed è infatti lungo la discesa del Civiglio che Nibali crea le condizioni ideali per costruire il proprio trionfo. Uno scatto secco poco prima dello scollinamento: guadagna subito cento metri che diventano presto duecento. E poi via via una distanza incolmabile. Quando arriva giù ha più di 40" sul gruppetto degli immediati inseguitori. Poi ingaggia un duello a distanza con lo spagnolo Daniel Moreno, che da solo prova a rientrare sul campione d'Italia, ma Vincenzo resiste. «È una vittoria che voglio dedicare a Rachele, mia moglie, che oggi compie gli anni - dice felice come poche volte l'avevamo visto in questi ultimi tempi -. Voglio dedicarla alla squadra, ma anche a Diego Rosa, che oggi nel finale ha fatto un lavoro eccezionale. Sono felice, perché questa vittoria mi ripaga di tante amarezze avute quest'anno. Forse anche un po' troppe. Al Tour, lo sapete tutti, le cose non sono andate come speravo: nella prima settimana è successo di tutto e in una corsa così se perdi il treno è dura risalirci, anche se alla fine ho poi chiuso al quarto posto. Se mi brucia l'espulsione dalla Vuelta? Eccome. Ma oggi posso dire che forse quell'episodio è stato un bene, perché mi è servito per ritrovare dentro di me quella cattiveria che forse avevo perso».

Messo fuori corsa con l'accusa di essersi attaccato all'ammiraglia in una fase della gara che lo vedeva all'inseguimento già da oltre venti chilometri a causa di una caduta e di un cambio bici molto lento. A casa con l'onta di un episodio ripreso dalle telecamere che ha fatto il giro del mondo.

Ieri sera a casa ci è tornato felice, con Rachele, la piccola Emma e un Lombardia da porre in una bacheca dove già figurano in bella mostra un Tour, un Giro e una Vuelta. Questa volta dopo aver attaccato tutti lungo la discesa del Civiglio, con la consueta forza e determinazione. L'unico modo che Vincenzo aveva per rimettere tutto posto, tutti a tacere. Anche in seno alla sua squadra.

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