
Igor Tudor vuole tenersi stretta la Juventus, lo sanno anche i sassi. E Antonio Conte ambirebbe a riprendersela, anche questo è un fatto. Nel mezzo, c'è un campionato da portare a termine: i bianconeri con l'obiettivo di finire almeno quarti per guadagnarsi l'accesso alla Champions, gli azzurri per provare a dare fastidio all'Inter fino all'ultima giornata. Poi, vada come vada: il croato guiderà ancora la truppa al Mondiale per club e poi aspetterà le decisioni della società, mentre il salentino avrà nel frattempo sfogliato la margherita circa la sua permanenza sotto il Vesuvio. In sottofondo, appunto, la (remota) possibilità di tornare a Torino oppure l'aprirsi di scenari del tutto nuovi quali per esempio il Real Madrid: De Laurentiis nel frattempo lo ha richiamato all'ordine («certe riflessioni è meglio farle a fine stagione») e si va insomma verso l'ennesima telenovela estiva.
Dal canto suo Tudor pensa a lavorare, senza creare polemiche ma con le idee chiare in testa: «La parola traghettatore non mi piace, uno quando arriva allena così ieri, antivigilia della sfida di domani sera a Parma, dopo avere raccolto 7 punti nelle prime tre partite guidate dalla panchina -. La verità è che puoi avere il contratto di cinque anni e andare a casa dopo tre partite perse. L'allenatore è solo, vive di partita in partita senza futuro. Il domani si costruisce oggi: pensare troppo al futuro trasmette soltanto ansia. Conta andare a mille, il resto vale zero».
Avanti, allora.
Molto probabilmente senza Koopmeiners, ma con Yildiz in recupero. Se il turco non dovesse farcela, potrebbe esserci il varo della coppia Vlahovic-Kolo Muani: entrambi, nella gestione Tudor, non hanno ancora trovato la via del gol.
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