L'ombra del processo contro gli ultrà sul gelo di San Siro

L'ombra del processo contro gli ultrà sul gelo di San Siro
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Le bandiere sventolano quando soffia il vento e il Milan che invoca a gran voce Paolo Maldini è sferzato dalla protesta della curva, che dopo 900 secondi o poco più lascia in un silenzio gelido chi resta. Fischi al riscaldamento e alla lettura delle formazioni, prima di disporsi a comporre un «go home» che manda al diavolo la dirigenza. Cardinale «ha utilizzato il Milan per scopi commerciali dimenticando che qua siamo a Milano e non a New York», le parole del comunicato della curva. Ce n'è per Moncada, Furlani e Ibrahimovic, «tanto amato da calciatore tanto inadeguato da consulente».

Il Meazza è vuoto come mai in stagione ma ruggisce il consueto «Cardinale devi vendere, vattene, vattene». Si voltano, i tifosi della curva, e «Ibra, Furlani e Scaroni, vogliamo le dimissioni: non servono le spiegazioni, voi dovete andarvene». Poco prima, erano stati applausi per l'ex Nesta, che almeno nel sentimento milanista non è retrocesso come invece ha fatto il suo Monza. Privo a sua volta, tra l'altro, di una curva rimasta in Brianza accanto ai «suoi» daspati. Il Secondo blu scandisce in ultimo un «Gerry go home», prima di lasciare lo stadio. Compatto, come lo era stato prima del match sotto la sede: «Liberate il Milan da questa agonia», avevano srotolato i tremila sotto Casa Milan.

Lo scontro frontale è proseguito anche fuori dallo stadio, in risposta

alla scelta del club di costituirsi parte civile nel processo agli ultras: «La costituzione di parte civile un'assurda porcheria, dovreste pagare voi i danni a tutta la tifoseria», lo striscione esposto a partita in corso.

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