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Lovren stopper di Balo, da Liverpool a San Siro

Lovren stopper di Balo, da Liverpool a San Siro

Singolare il destino di Dejan Lovren, corazziere di 189 centimetri e gendarme della Croazia. Gioca con SuperMario nel Liverpool e per la stampa di Zagabria la loro potrebbe essere una sfida da scintille. C'è di mezzo però un condizionale, riconducibile a se e quando Antonio Conte manderà in campo Balotelli domenica a San Siro. I due sono compagni, ma soprattutto amici, fuori da Anfield. Escono spesso insieme e Dejan è quello che tiene a freno i bollenti spiriti dell'azzurro durante le scorribande notturne nella città dei Beatles. «Uno solo tra noi rimarrà in piedi - racconta il difensore - ammetto che mi piace questo aspetto un po' epico della sfida tra me e Mario. Lo stanno mettendo in croce, ma presto si sbloccherà. Spero proprio di no a San Siro».

Lovren vive una condizione da precario da togliere il sonno. Anche lui infatti è sotto esame, alla luce dei 20 milioni di sterline versati al Southampton in estate per prelevarlo. Il tecnico dei reds Brendan Rodgers lo sta tenendo d'occhio, il dualismo con Alberto Moreno potrebbe anche risolversi a favore dell'ex centrale del Siviglia se il croato dovesse fallire la prova di domenica. Il destino questa volta è davvero beffardo: la resurrezione di Balotelli potrebbe significare il tramonto di Lovren e viceversa. «In Inghilterra scrivono che a gennaio compreremo Pedro dal Barcellona. Mi sembra una barzelletta. Mario in allenamento ci lascia tutti a bocca aperta, quando riproporrà certi numeri in una gara ufficiale tornerà ad essere quello che è: uno dei più forti centravanti al mondo».

Sulla sfida contro l'Italia si dichiara ottimista. «E' una squadra che ci porta bene. Avevo 13 anni quando battemmo gli azzurri ai mondiali giapponesi. Sono cambiate molte cose rispetto al 2002 ma ci sono ancora Buffon e Olic, che segnò un gol importante e che potrebbe ripetersi». Per la cronaca Lovren è un croato dell'ultima ora. Nato a Zenica, è fuggito dalla Bosnia durante la guerra per rifugiarsi in Germania. Rientrato nei balcani la famiglia scelse Karlovac, in Croazia. Parla fluentemente tedesco, inglese e bosniaco. «Il croato lo sto ancora studiando, ma in campo non ho problemi. Il calcio è una lingua universale».

E quando gli viene chiesto un nome della Croazia su cui puntare, lui a sorpresa risponde «Duje Cop, suo padre Davor giocò tanti anni fa nell'Empoli.

Anche lui sogna l'Italia è un attaccante giovane, ma diventerà un campione».

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