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Luca-Roberto, un altro pigiama 30 anni dopo

"Eravamo Davide contro Golia". A letto vestiti di blucerchiato, ora di azzurro

Luca-Roberto, un altro pigiama 30 anni dopo

Lo aveva già capito Luca Vialli, dai tempi della Sampdoria. Lo ha raccontato ieri: «Roberto aveva una marcia in più rispetto al gruppo. Sul campo vedeva le cose prima. Poi si è migliorato con lo studio, l'apprendimento, ha fatto grandi esperienze in Italia e in Europa. È stato un bel percorso tra umanità, equilibrio, correttezza. E il suo lavoro si vede in nazionale: ha creato un'atmosfera. Ora manca solo un passo in avanti: i giocatori devono impadronirsi ancor meglio del progetto. Come capitò a noi: Mantovani era stato così bravo a farci credere nel progetto che pensavamo fosse nostro. Invece il merito era suo». Mentre Vialli confermava Mancini ct, in attesa che lo annunciasse la federazione, l'altro ascoltava da un computer. E si rimbalzavano il discorso tornando alla Samp 1991, quella dello scudetto vinto il 19 maggio.

Dici Mantovani e il ricordo schizza via, veloce come un sogno. «Era un visionario, un agitatore di acque», spiega Luca. «Sapeva mantenere l'equilibrio tra il cuore e la necessità del business. Ci faceva sentire Davide contro Golia. Trasmetteva la missione di sudore, lacrime e sangue. Quando andavo in sede, entravo nella sua stanza e lo vedevo avvolto da una nuvola di fumo. Poi il fumo si diradava e uscivi qualche centimetro più alto, come camminassi sull'acqua. Mi dicevo: da grande vorrei essere come lui». Ricordi, aneddoti, la presentazione di un libro scritto a 30 mani (copyright Vialli), ovvero da tutta la squadra. Titolo: La bella stagione (edito da Mondadori, ricavato a favore della onlus Gaslini). Chissà non capiti con altra maglia. Un libro per ritrovare emozioni e valori. Nella città giusta, suggerisce Mancini: «Genova era una meravigliosa città di mare». Immaginate per Vialli: «Io che arrivavo dalla pianura padana: ogni mattina mi svegliavo e vedevo mare e sole». E non solo: «Alla qualità della vita, aggiungevamo il valore della maglia, ed anche la parte economica perché eravamo ben pagati».

Vialli è stato ideatore del libro. Racconto di uno scudetto, dell'anima di una squadra difficilmente ripetibile: «Siamo ancora legati, abbiamo condiviso lealtà, amicizia, rispetto, altruismo. Quell'anno fu decisiva la cosiddetta cena alla Beccaccia, dal nome del ristorante. Nel finale del girone di andata qualcosa non filava più: servì dirsi tutto. Ripeto sempre che i pugni bisogna darseli nella pancia, non nella schiena». Era la squadra che «andava a letto col pigiama della Samp», racconta Luca. Ma anche quella dove Boskov disse a Mancini: «Sei un terrorista dello spogliatoio». Per via dei lamenti: «Non mi date mai la palla».

Ora il terrorista è diventato ottimo allenatore e Vialli ne sorride. Invece il ct ci ha azzeccato poco sul futuro di Cerezo («Lo pensavo allenatore») o di Katanec («Non lo vedevo buon tecnico»). Anche di Vialli: «Lo immaginavo presidente: era il più intelligente e furbo. Vedevo qualcosa di elevato».

Oggi, domani e chissà fino a quando, invece, giocano ancora insieme: stavolta il pigiama è azzurro.

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