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L'Uefa tra arcobaleni e genuflessioni "gioca" su due tavoli

Le scelte di Ceferin: pugno duro su Macedonia e Ucraina, pilatesco su Neuer e Black lives matter

L'Uefa tra arcobaleni e genuflessioni "gioca" su due tavoli

Genuflessioni, preghiere religiose, riti scaramantici, corpi tatuati, bandiere arcobaleno, canti di appartenenza, stemmi. Il football è spettacolo, è esibizione, non c'è momento in cui il calciatore non proponga un fotogramma in cui il pallone è un oggetto a parte, il messaggio riguarda altro, il credo politico, la fede religiosa, gli affetti famigliari, basta correre verso la telecamera e il lavoro è compiuto, i social registrano e rilanciano, moltiplicandolo, il messaggio.

L'Uefa, secondo abitudini congenite, gioca su due tavoli, interviene per vietare le scritte, acronimi e stemmi di rappresentative che si riferiscono a rivalità contenziosi storici tra varie nazioni. Ceferin e la sua orchestra hanno dimostrato la loro sensibilità, direi intolleranza, nei confronti dei calciatori dell'Ucraina sulle cui divise era scritto Gloria all'Ucraina e Gloria ai nostri eroi. Ora l'annessione della Crimea da parte della Russia con la relativa guerra, datata 2014, tra i due paesi, portò, per l'appunto, ai cori del popolo ucraino nei confronti dei russi. Vietata la scritta, così come per la Macedonia del Nord che ha dovuto coprire l'acronimo FFM, senza la N di Nord.

La fascia arcobaleno da capitano di Neuer va bene perché «sta promuovendo una buona causa». E domani la Germania accoglierà l'Ungheria nell'Allianz Arena con i colori del movimento Lgbt. Iniziative legate al Pride Month, risposta indiretta alla legge anti-gay approvata recentemente da Orban.

Poi c'è la storia del Black lives matter e del rito che accompagna la protesta prima del fischio d'inizio delle partite. La genuflessione, non ribadita da tutti i calciatori e da tutte le nazionali, vien concessa dall'Uefa che si è giustificata dicendo che sono i calciatori ad averlo deciso, quasi a legittimare che qualunque scelta provenga dallo spogliatoio questa verrà tollerata, anzi accettata dal governo di Nyon che teme di entrare in conflitto con i calciatori. Uefa ha saputo, però, reagire con i ribelli della Coca Cola e della birra, i soldi sono più importanti e decisivi delle scelte personali dei calciatori, anche se di ordine etico oltre che commerciale. Black Lives Matter nato, a seguito dell'uccisione di George Floyd, da parte di un poliziotto, come movimento sociale (nessun riferimento, ovviamente, all'ex partito politico italiano) si è trasformato in movimento politico che realizza uno delle sue forme di proteste appunto con il gesto della genuflessione che non è atto di sudditanza ma la ripetizione dell'atto violento che portò alla morte di Floyd. Il pubblico degli stadi non accetta volentieri la continua esibizione prima di ogni partita, specie in Inghilterra ma i fischi dei tifosi sono volgari.

L'Uefa ha scelto pilatescamente di scaricare sulle squadre le responsabilità ma è evidente la discriminazione tra chi si inginocchia e chi, pur avendo la stessa sensibilità antirazzista, resta in piedi. È intervenuto, più presenzialista del televideo, Enrico Letta ordinando a tutti gli azzurri di inginocchiarsi. Avrebbe potuto aggiungere di cantare «Bella Ciao» con il pugno chiuso.

Roba da matti.

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