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"Luis Enrique è forte, critiche ingiuste. Una sfida infinita e quel ko del '94..."

L'ex ct della Roja elogia Mancini, difende l'ex romanista e non dimentica: "Azzurri propositivi, troppe accuse alla Spagna. Ma la gomitata di Tassotti..."

"Luis Enrique è forte, critiche ingiuste. Una sfida infinita e quel ko del '94..."

C'era anche Javier Clemente, in quel pomeriggio afoso del 9 luglio 1994, quando l'Italia battè la Spagna 2-1 ai quarti di finale del Mondiale di Usa '94. Una sfida passata alla storia per il gol a pochi minuti dal termine di Roberto Baggio e per la gomitata non vista di Tassotti a Luis Enrique in area azzurra. All'epoca Clemente era il ct delle Furie Rosse, mentre oggi è il selezionatore della Libia.

Che partita quella, vero?

«Dura, vibrante, entrambe le squadre giocarono bene. Noi perdemmo anche perché l'arbitro non ci fischiò quel rigore. Ancora non mi capacito di come non ci si potesse rendere conto di quello che aveva davanti agli occhi: se vedi un tizio sanguinante, che ti corre incontro protestando, come minimo ti interessi. E invece niente: comunque, acqua passata».

Anche quel gol sbagliato da Salinas pesò.

«Sì, ma fu bravissimo Pagliuca. Tutti a concentrarsi sull'errore di Julio, ma il portiere rimase in piedi fino all'ultimo e salvò con la gamba. Non è affatto semplice».

Luis Enrique l'ha avuto come giocatore: che tipo era?

«Come adesso: spontaneo, allegro e divertente. In campo poi era generosissimo e sapeva giocare in tante posizioni: attaccante, ala, persino terzino a volte».

Le piace anche come allenatore?

«Da fuori è facile criticare, come è successo a lui dopo i primi due pareggi, che peraltro potevano essere benissimo due vittorie non fosse stato per alcuni errori delle punte. Luis Enrique non si è lasciato impressionare, ha chiamato i calciatori che riteneva opportuni per il suo gioco e se n'è fregato dei pareri dell'esterno».

Alcuni ci sono andati giù pesante.

«Sì, ma molti giornalisti in Spagna sono troppo di parte e non giudicano in maniera obiettiva. Hanno cominciato a prendere di mira Luis Enrique perché non aveva convocato nessuno del Real Madrid e allora dicevano che la nazionale faceva pena. Però solo per preconcetti».

L'Italia invece è partita subito forte.

«Questo è fondamentale in una competizione dove se sbagli all'inizio sei nei guai».

È rimasto sorpreso dagli Azzurri?

«Molto, per me sono la vera rivelazione dell'Europeo, più che altro per il gioco. È finita l'era del catenaccio, con Mancini si vedono ritmo, tocchi e tutto in velocità. E poi la difesa è sempre fortissima, con Chiellini e Bonucci. Mi spiace molto per l'infortunio di Spinazzola».

Oggi che partita sarà?

«Sono due squadre che si conoscono bene, che amano andare in avanti e che giocheranno per vincere, senza aspettare. Anche la Spagna punta sul possesso e sulla velocità, prevarrà chi riuscirà ad essere equilibrato, ad attaccare dopo non aver speso troppo in difesa».

Un pronostico?

«Preferisco non farli, mi piacerebbe che vinca la Spagna ma è davvero tutto sul filo».

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