Luis Enrique: "Non sarà la rivincita del 2015"

Il tecnico catalano nervoso per il ko di Malaga: "Juve all'altezza della sua storia, noi pronti"

Luis Enrique: "Non sarà la rivincita del 2015"

Torino - Zero gol fatti e sette subiti: il bilancio di Luis Enrique allo Stadium, da allenatore della Roma, non è stato granché. Eliminato nei quarti di Coppa Italia, maltrattato in campionato. Stasera, al volante del Barcellona, chissà. Per ora, i tifosi della Juve possono sperare in una serata piacevole. Anche perché le due sberle prese sabato dai blaugrana a Malaga fanno crescere il sogno di una rivincita della finale di Champions di due stagioni fa. «Di Berlino ho ovviamente ricordi positivi, che però non avranno nulla a che vedere con la partita che ci aspetta», così ieri Luis Enrique. Il quale aveva parlato dei bianconeri come di «una squadra con tante sfumature». Che lui ha conosciuto pure da giocatore, avendo giocato i quarti 2003, quando la Signora di Lippi venne fermata 1-1 al Delle Alpi per poi vincere al supplementare (in 10) al Camp Nou grazie a Zalayeta.

«I recenti numeri della Juve sono strepitosi, all'altezza della sua storia ha aggiunto -. Al di là dallo Stadium, dovremo giocare una grande partita. Sono più forti di due anni fa? Può dirlo Allegri, semmai. Io so solo che alcuni giocatori se ne sono andati e quelli che sono arrivati hanno migliorato la rosa. Noi cercheremo la vittoria sin dall'inizio, come sempre». Copione mandato a memoria, ma anche un malcelato nervosismo dopo il ko di Malaga che ha allontanato la Liga, il rosso a Neymar e le polemiche sul rendimento di alcuni, André Gomes in testa: «È ingiusto e patetico incolpare i singoli delle sconfitte, non possiamo diventare pazzi per avere perso un incontro. Pensiamo alla Juve e basta. Busquets? È squalificato, per noi è un giocatore vitale, ma ne faremo a meno».

Riportando probabilmente Mascherano in mezzo al campo. «In Champions, se non sei all'altezza del tuo potenziale, puoi avere grandi problemi così l'argentino -. Dovremo essere noi stessi anche lontano da casa». Quello che la Juve si augura non accada.

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