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Lukaku, il leader fisico dell'Inter

Il belga si è preso letteralmente sulle spalle la squadra di Conte

Lukaku, il leader fisico dell'Inter

Il gigantone non è un Van Gogh del pallone, ma ragiona con la stessa testa. Diceva il genio olandese: «Prima sogno i miei dipinti, poi dipingo i miei sogni». E questo, altra genia, altro Paese, il Belgio, altra ragione di vita, nessuna follia piuttosto sano vivere nel mondo, non smette di dipingere quel che sognava da bambino: i gol. E non smette di allontanare la fame che glieli faceva sognare. E segnare. Non bisogna aver fame per diventare leader, però aiuta. Romelu con quel nome lungo che si sintetizza in Lukaku, segna e sbaglia, sbaglia e segna. Però l'Inter gli resta avvinghiata come un'edera e ne gode le buone virtù. Ci conterà anche per le partite che vorrebbero portarla alla finale di Europa league. Quello è il problema, quello il messaggio: ci siamo, siamo tornati. E la prima rete segnata al Getafe l'ha liberata dai grovigli mentali creati da una stagione contraddittoria, da un allenatore a lingua sciolta e schema rigido: ovvero Handanovic, Lukaku e altri 9. Non un caso che loro abbiano risolto diverse partite: uno evita, l'altro segna i gol.

Si dice trascinatori, eppoi si conta, si elenca e si addebita qualcosa che va oltre il senso di una squadra. Cosa sarebbe il Barcellona senza Messi? E cosa sarebbe stato il Milan quest'anno senza Ibra, la Lazio senza Immobile, l'Atalanta senza il Papu e mettiamoci la Juve senza Cristiano Ronaldo alla faccia di chi preferisce Dybala. CR7, comunque vada, trascina. Dybala ricama. Ci prova spesso Dzeko con la Roma. Prevalentemente uomini d'attacco, perché il gol fa risaltare tutto. Samuel Eto'o lasciò il segno in nerazzurro realizzando più di 30 reti stagionali (37) e Lukaku, dal 2011 ad oggi, è stato l'unico a toccare quota 30, che poi è il record personale. Ma Eto'o si infilò nei meandri di una squadra che godeva della luce di Milito, della estrosità di Sneijder e di una difesa vera. Lukaku ha cominciato in solitudine, ora sta trovando una squadra che l'accompagna. Fra i tanti citati stagionali, il gigantone è uno dei più giovani: 27 anni. Oggi si snocciolano statistiche, senza dimenticare che Icardi nelle sei annate è arrivato, al massimo, a 29 gol: ma in 36 partite contro le 48 di Lukaku. Vista a colpo d'occhio: sfida vinta. Eppoi: solo l'inglese Shearer, nel 2005, fece gol in 8 match consecutivi di Europa league (o coppa Uefa) e qui è stato eguagliato.

Solo Nyers e Ronaldo hanno segnato di più al primo anno nerazzurro. Pur vero che, ad oggi, ogni gol del bomber vale più di due milioni, essendo stato acquistato per 65 milioni più bonus. Però che Inter sarebbe, o sarebbe stata, senza il gigantone? Giusto per indorare l'effetto Europa, qualche bontempone cita l'imperforabilità della difesa. Ma chi ha visto il match contro gli spagnoli (si presume pure l'allenatore) si sarà fatto venire capelli bianchi davanti ai pericoli dei primi 15 minuti. Lukaku ha smontato i dubbi con frasi che fanno tanto gigante buono: «La squadra deve continuare ad aver voglia di migliorare, mantenendo sempre questa mentalità». E lui, in realtà, è un gigante buono: lo dice la sua storia, lo raccontano i fatti (gol compresi).

Forse l'Inter dovrebbe essere più cattiva.

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