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L'ultimo film di Aurelio cancella 18 mesi vissuti pericolosamente

Carletto cacciato per i veleni col presidente. Dal mercato al ritiro, un amore mai nato

L'ultimo film di Aurelio cancella 18 mesi vissuti pericolosamente

L'ultimo ciak di Aurelio De Laurentiis nel rapporto con Ancelotti è stato il più spiacevole per modi e per tempi. Anche se la fine del rapporto era ormai nell'aria da giorni. Diciotto mesi vissuti come un film di James Bond, dai titoli di testa con una foto in stile «007» a una trama fatta di tradimenti, spiate e colpi di scena fino ai titoli di coda con un freddo comunicato arrivato in piena notte. Nemmeno tre ore dopo l'ultimo lascito di Carletto, la qualificazione agli ottavi di Champions con una larga vittoria che ha portato il bottino nelle casse del club a superare i 20 milioni. Con il tecnico che ha però incassato il premio da 200mila euro previsto nel contratto.

Un annuncio atteso quanto clamoroso, tanto che pure la Cnn ne parla quasi in tempo reale. In fondo sia Ancelotti che De Laurentiis - per motivi diversi - sono conosciuti oltreoceano, ma la «sceneggiata» napoletana ha ben poco di internazionale. E come in ogni sceneggiata sono arrivate le lacrime dei giocatori - almeno quelli legati al tecnico dopo la partita - e poi i messaggi sui social. Dove è arrivato anche il saluto finale, scontato, di Ancelotti: «Grazie al club, ai giocatori, al presidente per la grande esperienza in una città meravigliosa».

A Napoli Ancelotti ha la sua famiglia: il figlio Davide vice, la figlia Katia moglie del nutrizionista degli azzurri. Che su Instagram ha commentato con un eloquente «a testa alta». Ma il rapporto tra Carletto e De Laurentiis, mai decollato pienamente, era già incrinato da tempo. Di fatto già dalla scorsa estate, quando il tecnico aveva chiesto di rivoluzionare la rosa e il presidente non lo aveva ascoltato. Non riuscendo ad accontentare Ancelotti sulla richiesta di prendere James Rodriguez. Adl aveva addirittura fatto un sondaggio per Gasperini quando non era ancora sicuro di restare all'Atalanta.

Eppure a inizio stagione il tecnico si sbilancia in una dichiarazione forte: «Mercato da 10, lottiamo per vincere lo scudetto». Ma i risultati in campionato sono deludenti, in Europa invece va meglio. Il resto è storia recente: i suoi metodi di allenamento e i suoi approcci alle gare sono stati lentamente rigettati dal gruppo con il quale non è entrato in sintonia. Con frizioni di vario genere e problemi interni, non solo con Insigne. Ma il punto di non ritorno sono stati l'ammutinamento della squadra e quel ritiro imposto dalla società a inizio novembre sul quale Ancelotti esprime dissenso. In quel momento Adl parte per Los Angeles e lascia al tecnico la difficile gestione del momento, con tanto di multe già inviate ai ribelli.

L'atto finale il 4 dicembre scorso negli uffici romani di De Laurentiis: dopo il ko con il Bologna, prende corpo l'esonero vista la crisi ormai indiscutibile : l'erede è subito individuato in Gattuso, incontrato poi l'8 per l'accordo finale. «La valigia di un allenatore è sempre pronta...», la frase profetica di Carletto alla vigilia del Genk. Era già preparato agli eventi e stava pensando alla possibile nuova sfida, forse all'Arsenal. «Io non mi dimetto», l'ultima frase prima della cena dell'esonero. Il triangolo depresso presidente-squadra-tecnico perde il lato più facilmente cancellabile.

E l'era Ancelotti a Napoli finisce troppo presto.

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