Milano - Rivelazione in Italia, ancora troppo piccola in Europa per stupire. E quel gol di Solomon a tempo ormai scaduto che condanna l'Atalanta al secondo ko di fila ha il sapore amaro di un'avventura che rischia di essere già finita, visto che ora dietro l'angolo ci sono le due sfide con il City di Guardiola. La serata di San Siro evidenzia che alla truppa di Gasperini manca ancora quella maturità che serve uscendo da casa nostra. Voleva onorare la prima casalinga, peccato che lo Shakhtar - seguito attentamente in tribuna dal ct ucraino Shevchenko - sia squadra avvezza a queste partite e frequenti da anni il palcoscenico più prestigioso delle Coppe. Dopo la logica sofferenza per l'inizio sulle ali dell'entusiasmo degli orobici (rigore sbagliato da Ilicic, palo di Pasalic e la rete di Zapata) la squadra di Castro prende in mano a lungo la gara sul piano del gioco e del palleggio, dote di cui non difetta, e di fatto congela il pallone. Fino alla beffa finale perché il pareggio, risultato comunque insufficiente per l'Atalanta per sperare di proseguire il cammino europeo, era forse più giusto. Dopo il disastro di Zagabria, la prova atalantina di San Siro, tana europea stagionale degli orobici, è ricca di coraggio e cuore. Ma in queste gare serve anche la malizia giusta e un po' di cattiveria in più oltre che un'attenzione massima fino a oltre il 90'. La rabbia di Gasperini che lascia velocemente il campo al fischio finale e quella del portiere Gollini sulla dormita generale della difesa sull'ultima azione della gara sono le immagini più nitide dell'amara serata milanese.
Avere il possesso palla favorevole non sempre è sinonimo di successo assicurato, specie quando trovi di fronte un avversario solido e ben schierato in campo. Non bastano il tifo incessante degli oltre 20mila bergamaschi (che alla fine applaudiranno i nerazzurri), la solita verve di Gomez (pure acciaccato ma deciso a non saltare l'appuntamento europeo) e il gol di Duvan Zapata- che aveva già timbrato il cartellino in Champions ai tempi del Napoli con un gol al Marsiglia e diventa il primo storico cannoniere della Champions orobica. Il rigore sbagliato da Ilicic, che si fa ipnotizzare dal dischetto da Pyatov grida vendetta. Il portiere ucraino non è nuovo a prodezze del genere, visto che da quando gioca la massima competizione europea (stagione 2007-2008) ha già sventato cinque rigori. Ma non è nuovo anche a svarioni clamorosi, come l'uscita improvvida che favorisce il gol di Zapata. Anche se la sua parata finale su Gomez diventa provvidenziale.
Il secondo debutto casalingo di Gasperini in Champions in questo stadio finisce dunque come otto anni fa, quando alla guida del'Inter perse
con il Trabzonspor. «Per noi la Champions è un regalo, un sogno», così Gasp alla vigilia. Proseguire questo sogno sarà molto difficile, meglio ora dedicarsi al campionato. Dove le prospettive di far bene sono molto diverse.
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