L'ultimo slittino di re Zoeggeler non porta sul podio

Il bronzo sfuma per 12 centesimi e Armin si arrabbia in diretta tv

L'ultimo slittino di re Zoeggeler non porta sul podio

Sochi - Lo avevamo sempre visto e applaudito in versione superman vincente o comunque sul podio, sei olimpiadi e sei medaglie, ma ieri, nella (forse) ultima gara della sua carriera, Armin Zoeggeler ha mostrato un volto nuovo, sconosciuto ai più: dopo il quinto posto nella staffetta sulle slitte era furibondo. L'Italia ha perso il bronzo per la miseria di 12/100, lui ha sparato una parolaccia (in tedesco) in diretta tv e poi anche davanti ai taccuini, ma a tradirlo, più che le parole, sono stati lo sguardo, il tono, la fretta di andarsene a incavolarsi per conto suo. Che bello vedere un campione di 40 anni che ha vinto di tutto e di più prendersela (correttamente) per una gara andata male! Del resto, Armin non sarebbe diventato quello che è se avesse avuto un carattere morbido e arrendevole, se non fosse stato un agonista con la mentalità vincente! Il suo terzo tempo, con grande distacco dai due che lo avevano già battuto nella gara singola, il tedesco Loch e il russo Demchenko, non è bastato all'Italia in questa gara esordiente ai Giochi.

Sandra Gasparini, in prima frazione, ha fatto il sesto tempo come anche il doppio Oberstolz-Gruber, niente da fare dunque per la medaglia, ma fa rabbia, perché se Germania e Russia erano superiori e imprendibili, Lettonia e Canada sono appena davanti, per un nulla che forse proprio Zoeggeler avrebbe potuto colmare. «Sono triste e dispiaciuto, siamo stati tutti bravi, ma quella maledetta medaglia è sfuggita, chaise!». Sandra intanto piange disperata, era lei l'anello debole della squadra e si sente responsabile della sconfitta. «Non è colpa di nessuno, certo sarebbe stato bello chiudere con un'altra medaglia assieme alla squadra. Io però non considero questa la mia ultima gara perché la staffetta non è solo mia, è del team ed è una cosa diversa. La mia ultima gara è stata quella di domenica ed è stata bella, chiudere ad un'Olimpiade, a un grande evento, ha un gusto diverso, niente a che vedere con la Coppa del mondo».

Armin ormai è sgamato, di interviste ne ha subite tante, soprattutto negli ultimi mesi. Le domande lo incalzano e lui si mette in difesa. Ti mancheranno le gare? «Non so se mi mancheranno visto che per ora sono ancora qui e non ho idea di come sarà senza». Andrai a Sanremo? «Vediamo, non so». Armin scappa, forse va ad aiutare Oberstolz e Gruber a consolare la Gasparini. Sembra proprio confermata la sua presenza all'Ariston per il 19, quando Zoeggeler comincerà a vivere il rovescio della medaglia, quello delle celebrazioni e delle comparsate tv, quello del raccolto insomma. Chi lo conosce bene assicura che l'uomo di ghiaccio non è ancora pronto per il ritiro perché vorrebbe tanto esserci ancora l'anno venturo ai mondiali di Sigulda, la sua pista preferita su cui non ha quasi mai perso. Dare un'ultima lezioncina a quel Felix Loch che a gennaio ha disertato l'europeo sulla pista lettone non sarebbe male, anzi, sarebbe il modo migliore per chiudere una carriera irripetibile.

E a un grande evento, come ha detto lui. Insomma, vogliamo illuderci che quello di ieri sera sia stato un inizio, la gara di slittino a squadre all'olimpiade, e non una fine, quella del carabiniere Zoeggeler sdraiato su una slitta a conquistar medaglie.

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