Le polemiche della vigilia di Germania-Ungheria legate ai colori dell'arcobaleno, simbolo della lotta alle discriminazioni sessuali e di genere, da esporre contro le politiche del governo magiaro sono state seguite da una partita che si è presto trasformata in incubo per la squadra di Loew. Infine promossa agli ottavi di finale contro l'Inghilterra, tra mille affanni e paure: decisivo, nel finale, il gol di Goretzka che ha fissato il punteggio sul 2-2.
L'Ungheria cominciava da par suo: organizzata, attenta, con un preciso piano tattico in mente. Gosens, pericolo pubblico numero uno dopo gli sfracelli combinati contro il Portogallo, veniva ingabbiato da Nego, Kleinheisler e Botka: senza Muller, in panchina con un ginocchio non al meglio, e con Gnabry nel ruolo (non suo) di punta centrale, la Germania annaspava. Vero che Kimmich era il primo a rendersi pericoloso, vero anche che dopo una decina di minuti la squadra del torinese Marco Rossi metteva a nudo tutti i limiti dei tedeschi in copertura: Nago iniziava l'azione, Sallai la perfezionava e Adam Szalai batteva Neuer con un tuffo di testa degno di un centravanti vero. Tutto perfetto al termine di un'azione da manuale, quasi da playstation: Hummels però dormiva della grossa e lo stesso Gosens si faceva trovare fuori posizione sulla ripartenza ungherese. La Germania si trovava così a scherzare con il fuoco, eliminata al momento da quello che era considerato fino a qualche giorno fa il gruppo più debole dei ventiquattro al via. Nulla di tutto ciò, invece: onesti mestieranti sì, ma proprio scarsi no. Modellati da un allenatore che ha scelto di mettersi in gioco lontano dall'Italia e che, già da calciatore, non aveva avuto paura nell'emigrare proprio in Germania e anche in Messico. I tedeschi, tramortiti anzi che no, provavano a reagire: proprio Hummels colpiva la traversa con un colpo di testa su azione d'angolo, poi era Gunter a rendersi pericoloso in mischia: poche, però, le vere azioni degne di nota. Mentre l'Ungheria, con paio di ripartenze ben congegnate, continuava a tenere in allarme Neuer (con fascia arcobaleno al braccio) e compagni. Sarebbe successo ancora di tutto, nella ripresa: il pareggio di Havertz, già eroe della finale di Champions vinta dal Chelsea, su papera del portiere ungherese Gulacsi, e l'immediata replica del 21enne Schafer che riportava l'Ungheria in paradiso evidenziando una volta di più la pochezza della difesa tedesca.
Seguiva l'inevitabile assalto della Germania: Kroos sfiorava il palo,
Loew buttava dentro tutti gli attaccanti possibili e trovava il pareggio quasi sul filo di lana. Merito di Goretzka, in mischia, con una conclusione da centro area. Germania avanti e Ungheria a casa: tra gli applausi, però.
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