L'urlo "mostruoso" dell'infinito Ibrahimovic. È un Milan da scudetto

Lo svedese segna, procura il rigore dello 0-2 e manda un segnale preciso al campionato

L'urlo "mostruoso" dell'infinito Ibrahimovic. È un Milan da scudetto

Ibra è un gigante. Da solo o quasi schianta la Roma e assicura al Milan un altro successo in viaggio, una specialità da quando è cominciato il nuovo ciclo. Prima su punizione, poi si guadagna il rigore del 2 a 0 firmato da Kessiè. A mezz'ora dalla fine una distrazione imperdonabile di Theo (secondo giallo, salterà il derby con l'Inter) consente alla Roma di buttarsi in avanti e di tentare la grande rimonta. Su una delle ultime mischie, c'è il destro potente di El Shaaravy che condanna il Milan a vivere gli ultimi minuti del recupero sotto assedio. È uno squillo potente che arriva dall'Olimpico: il Milan è pronto per superare anche questa prova, in 10 per oltre mezz'ora, dopo aver dominato sul prato e fatto la differenza con quel magnifico quarantenne.

È uno spot per il bel calcio la partenza di Roma-Milan con due rivali che, senza fare calcoli né risparmiare energie, si avventano uno sull'altro per indirizzare subito la sfida. Comincia la Roma (due volte con Pellegrini), risponde il Milan con Leao e Ibra dalla mira discutibile fino a quando la squadra di Pioli non prende il comando del gioco specie nell'uscita dove c'è la novità di Kessiè difensore centrale e Tomori libero a sinistra che fa perdere la bussola ai romanisti. A metà frazione c'è il primo svincolo, merito prima di Leao steso al limite dell'area da Karsdorp (ammonito) e poi, sulla punizione successiva, del missile di Ibra che trova l'angolo lontano di Rui Patricio. Nell'occasione lo svedese si lascia tradire dal suo temperamento e guadagna un giallo gratuito per gli ampi gesti rivolti al pubblico (braccia levate al cielo come per dire: fischiate, fischiate pure che io segno; dalla curva gli danno dello zingaro) dopo il gol che è il numero 400 in tutti i campionati che ha giocato. Non può essere che una cifra tonda per sottolineare l'impresa di Zlatan.

Mourinho ha un coraggio da leone: torna dagli spogliatoi con un cambio inatteso, fiducia a un ragazzo di 18 anni, Afena Gyal, gambiano, primavera, al posto di Mikhitharyan. Non gli basta per domare quella belva di Ibra che nel frattempo prima segna il raddoppio annullato dal var (fuorigioco) poi procura il rigore del 2 a 0 trasformato dal sangue freddo Kessiè (Ibanez gli frana addosso, Maresca richiamato al var, rivede e non cambia decisione). Mourinho se la prende con l'arbitro mentre lo svedese può farsi da parte e lasciare il posto a Giroud, la staffetta preannunciata da Pioli. A mezz'ora dal gong lo strafalcione di Theo Hernandez rimette il Milan in affanno perché da ammonito commette un fallo d'ostruzione su Pellegrini, ma l'azione giallorossa è innescata da un fallo su Krunic: ridotto in 10, Pioli deve richiamare dalla panchina Ballo Tourè per rinsaldare il dispositivo difensivo completato più tardi dall'ingresso di Bakayoko, Tomali e Romagnoli.

La pressione finale della Roma procura una striscia di tiri dal limite: invece di cercare l'uno-due preferiscono la soluzione personale. In pieno recupero c'è il sigillo di El Shaaravy che riapre il cuore della Roma alla speranza di un recupero miracoloso, dopo le prodezze di Tatarusanu e di Kjaer, dominatori della loro area di rigore.

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