Se ne è andato a 70 anni dopo una lunga battaglia contro la leucemia, Alberto Bucci, storico allenatore e indimenticato volto del basket italiano.
"Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che è basket'' era la frase che Bucci, negli ultimi tempi opinionista nei salotti di Sky Sport, pronunciava sempre in telecronaca ed è quella che simboleggiava meglio il suo amore per la pallacanestro. La Virtus Bologna la squadra del suo cuore, proprio lui che aveva cominciato sulla panchina dei rivali della Fortitudo nel lontano 1974. Attualmente era il presidente delle V Nere dal 2016 e sotto le Torri aveva vinto tre scudetti, quello storico della stella del 1984 e poi quelli del 1994 e del 1995, due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana. Storiche affermazioni anche a Verona e Pesaro con la conquista di due Coppe Nazionali.
Indimenticato protagonista di mille battaglie sui parquet italiani, affrontate con il solito garbo che lo contraddistingueva, ha atttraversato tre diverse decadi della nostra pallacanestro allenando la generazione di Brunamonti, Villalta, Binelli fino a quella del primo Danilovic. Sulla panchina dell'Enichem Livorno nella finale giallo contro la Philips Milano con il canestro dato e poi tolto ad Andrea Forti, raccontò qualche anno più tardi con la sua voce appassionata il derby thrilling tra Virtus e Fortitudo con il canestro da 4 punti di Danilovic che decise la più incredibile delle finali scudetto, tratteggiando con il suo inconfondibile stile indimenticabili episodi della storia di questo sport.
"Ciao Alberto, grazie di tutto" è il messaggio pubblicato dalla Virtus Bologna sul proprio sito internet, a nostalgia delle tante vittorie conquistate
insieme mentre la Federazione Italiana ha disposto un minuto di silenzio sui campi di A nelle partite di oggi ricordando la ''passione contagiosa'' di un personaggio simbolo della pallacanestro italiana.
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