Macché Curva, Zanetti spieghi a Cuadrado l'Interismo

Non ci sono più le bandiere da difendere. Ma almeno non date ai tifosi quelle altrui

Macché Curva, Zanetti spieghi a Cuadrado l'Interismo
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Non ci sono più le bandiere da difendere. Ma almeno non date ai tifosi quelle altrui. Succede a Milano con Juan Cuadrado, a Torino dove non vogliono Romelu Lukaku (ieri «salutato» dalla Curva Nord dell'Inter con un durissimo messaggio tra un traditore e l'altro) e anche a Parigi dove Dusan Vlahovic non è gradito ma per altri motivi che esulano dalla sua provenienza juventina. Mettiamo un punto fermo: il popolo dell'Inter non si meritava Cuadrado. Per tutto quello che ha rappresentato in maglia bianconera nell'infuocata rivalità degli ultimi anni con la Juventus. Poi il colombiano sarà decisivo per lo scudetto della seconda stella, per un'altra finale di Champions league, rivelandosi l'ennesimo parametro zero di successo firmato da Beppe Marotta: non dimentichiamo che lo stesso Ad portò Lucio dall'Inter alla Juve e non fu un successo. Ma non cambia la sostanza. Ci sono giocatori che non si possono prendere ai propri tifosi. Logica da curva? Può essere, ma è quella che accetterebbe il club autorizzando l'incontro tra Cuadrado e una rappresentanza di ultras: l'unica ipotesi che ha scongiurato che lunedì sera esplodesse la contestazione sotto la sede nerazzurra. L'essenza del colloquio tra giocatore e curva? Spiegare i valori dell'interismo. Siamo alla rieducazione, roba da brividi. E poi chi può accreditarsi a depositario del decalogo nerazzurro? Tutti e nessuno. Basterebbe far fare due chiacchiere al colombiano con Javier Zanetti per capire cos'è l'Inter. Se si è gridato allo scandalo per la gogna pubblica del Milan dopo la clamorosa sconfitta in casa dello Spezia, non si possono usare altri termini ora. Ci si riempie la bocca di parole e poi si torna a queste dinamiche. A ogni latitudine del calcio italiano.

In questo forse solo la Juventus può chiamarsi fuori da qualche anno, da quando per prima ha pagato un conto salato con l'inchiesta Last Banner per motivi ben più gravi, nella «gestione» dei rapporti con il tifo organizzato e ora è come se giocasse in trasferta anche quando scende in campo allo Stadium. Non tifare il nemico portato in casa dalla tua società o non andare allo stadio, non fare l'abbonamento, è legittimo. La rieducazione, quella no. A maggior ragione se fatta con il beneplacito del club.

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