Roma - I minuti di recupero sono nel destino delle sfide stagionali tra Juventus e Lazio (vedi il gol di Murgia che decise ad agosto la Supercoppa). Ma anche in quello di Paulo Dybala che all'andata sbagliò il rigore del pari al 96', mentre ieri al 93' ha inventato la giocata di sinistro che ha deciso una gara brutta, tattica e zeppa di errori.
L'argentino, al rientro da titolare dopo quasi due mesi e senza reti dal 30 dicembre scorso, cancella in pochi secondi una partita sotto tono: saltato con un tunnel Luiz Felipe, vinto il duello in area su Parolo, tiro diagonale di sinistro in caduta e palla all'angolino. È il terzo gol degli ultimi sei realizzato dalla Joya dopo il 90'. «Una rete scudetto? Tutti i gol servono per vincere il titolo, questo è stato importante perchè è arrivato alla fine, ma se finiva 0-0 nessuno avrebbe potuto dire niente - così l'attaccante che sempre all'Olimpico in Supercoppa segnò la doppietta che aveva rimesso in partita i suoi - Non sapevo se avrei giocato i 90 minuti, ho detto al mister che stavo bene. Una Juve così non può però vincere a Londra...».
Intanto Allegri sorride, cosa che raramente avviene alla fine di una partita. Un sorriso che dà l'idea di come sia importante questa rete nell'economia del torneo. «L'ho fatto perché il calcio è bestiale ed è bello per questo - così il tecnico bianconero - Paulo non aveva giocato bene? Il merito dei grandi giocatori è di rimanere dentro la partita fino alla fine». E in effetti i bianconeri ci hanno creduto sempre, nonostante di tiri verso la porta di Strakosha e di situazioni in area se ne siano visti davvero pochi.
La Juve sembra aver preso gusto a vincere le gare di misura (all'Olimpico arriva il settimo 1-0 stagionale) e questa vittoria sporca può rappresentare un punto di svolta in un torneo così combattuto in testa. Il 2018 dei bianconeri è praticamente perfetto: otto vittorie di fila in campionato, due in Coppa Italia, 17 gol segnati e zero subiti. «Bisogna alzare l'asticella in una stagione in cui il Napoli sta facendo cose straordinarie, dopo sei scudetti e tre Coppe Italia di fila, con due finali di Champions e di Supercoppa, ora bisogna sfidare noi stessi».
Allegri aveva una squadra «acciaccatella» («e con Mandzukic cioncoletto», ha detto con una colorita espressione toscana il tecnico di Livorno) e ha badato, per sua stessa ammissione, a contenere una Lazio devastante nelle ripartenze in contropiede, con un pensiero nemmeno tanto nascosto alla gara di Champions con il Tottenham. Occasioni da gol con il contagocce, tanti palloni persi dalle due squadre (147 per i biancocelesti, 138 per la Juve) e poco spettacolo. «Il calcio è spietato, non mi ricordo in tutte le partite che ho giocato contro la Juve un portiere della Lazio senza una parata fatta - ha sottolineato Inzaghi, che può recriminare per un intervento dubbio in area di Benatia su Leiva - Avevamo speso molto mercoledì con il Milan ma non si è visto.
I rossoneri e la Juve sono due squadre costruite per stare sopra di noi, all'andata le abbiamo battute e al ritorno non meritavamo di perdere». Allegri fa ora la conta per mercoledì: la prima risposta dovrà arrivare da Higuain, ancora in forte dubbio, la seconda ancora da Dybala, arrivato a quota 15 in campionato e 18 in stagione, ma al palo in Champions.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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