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La magia finita annunciata fuori e dentro al campo

Quando finisce la magia l'Italia campione d'Europa rimane nuda e stordita. Non solo dai fischi

La magia finita annunciata fuori e dentro al campo

Quando finisce la magia l'Italia campione d'Europa rimane nuda e stordita. Non solo dai fischi. È vero: l'inizio della fine sta tutto in quell'accoglienza livida e limacciosa riservata a Donnarumma, colpevole per suo conto di una intervista che invece di rimediare alla frattura con il suo pubblico, l'ha dilatata. Quel clima ostile ha provocato tutto il resto, la paperissima di Gigio rimediata da Bonucci e lo sfilacciamento emotivo di un gruppo che ha patito, ieri come il 6 luglio, il palleggio e la velocitá della Spagna. Perché è operazione molto comoda e anche un po' assolutoria attribuire alla pioggia di fischi la responsabilità del naufragio che è invece anche calcistica e non solo.

A ben riflettere per una porzione di frazione, la prima, la Nazionale ha allestito le sue migliori espressioni offensive: palo di Bernardeschi e gol divorato da Insigne sono stati un breve segnale. Nel mese della magia gli azzurri avrebbero capovolto il risultato. Il calcio è anche questo. I tormenti patiti sull'argine destro da Di Lorenzo sono la spiegazione plastica dei due gol puliti e geometrici firmati da Ferran Torres, uno dei tanti talenti che Luis Enrique ha schierato per guadagnarsi la meritata rivincita. E così mettendo in fila gli sbreghi difensivi (Bastoni al centro) più quel rigore in movimento sbavato da Insigne e il gomito malandrino di Bonucci alzato sul collo di Bosquets sono il deficit clamoroso capace di lasciare il segno.

A quel punto, con un uomo in meno, pagato dazio al ritardo nella sostituzione di Bernaderschi, c'è stata un'altra partita che ha poco significato calcistico e che deve servire per dimenticare la magia passata, lasciare in un cassetto il record d'imbattibilità lungo 37 partite e cominciare a preparare il mondiale dedicandosi a colmare una lacuna evidente, quella del centravanti ieri sera reso più evidente dalle assenze di Immobile e Belotti.

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