Maledetta primavera: un altro arbitro sgambetta il Diavolo

Macché Zlatan e Leo. È un fischietto il "fenomeno". Aiutato dalle sciocchezze di Mexes e Nesta. Il direttore di gara aveva già danneggiato il Napoli con il Bayern

Maledetta primavera: un altro arbitro sgambetta il Diavolo

Undici metri. Che cosa sono 11 metri? Maledetti 11 metri, quando li devi misurare sul prato verde del Nou Camp che è più grande di una montagna e diventa improvvisamente un loculo, un corridoio buio, stretto, corto. Undici metri dal dischetto alla linea di porta, rigore, non uno, due. Francesco De Gregori canti pure che «non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore», ma Lionel Messi se ne frega delle melodie nostrane e spegne i sogni milanisti gonfiando la rete alle spalle di Abbiati e, insieme, il petto dei catalani fino ad allora ansiosi.

I fenomeni provano a recitare il ruolo di mattatori, la “Pulce” ha il piede molle, Ibra è un leone ma il vero mattatore arriva dall’Olanda. Purtroppo non è Seedorf ma un suo compatriota, di nome fa Bjorn, di cognome Kuipers: è figlio di un arbitro mentre il popolo rossonero avanza dubbi sulla maternità. Due rigori fanno venire alla mente i «Porqué?» di Mourinho, ma la sciocchezza di Nesta è inspiegabile. Come la presunzione di Mexes. I catalani ne approfittano. Accade, dunque, che due rigori decidano un’avventura europea. Accade, dunque, che il Milan si ritrovi ancora a schiumare rabbia con arbitri e assistenti. È una maledetta primavera con segnali di fumo nero, non servono le prove tv, il football è anche questo: acido e imprevedibile.

La notte spagnola diventa così da dimenticare, la partita è finita ancora prima di essere conclusa, il terzo gol di Iniesta è un colpo al cuore dopo che quel genio di Kuipers aveva trascurato, si fa per dire, un intervento da rigore su Ibrahimovic. I due fenomeni non lasciano vera traccia, se non qualche idea, qualche premessa, qualche fotogramma geniale e improvviso. Lo svedese è un uomo solo al comando, nessuno dei suoi compagni lo agevola, lo supporta, lo favorisce. L’argentino non sta attraversando un momento d’oro ma basta e avanza per portare ansia tra le gambe dei rossoneri. Lo spettacolo è rinviato, i campioni tradiscono il cartellone che annunciava la loro serata di gala.
Le comparse, dette Nocerino e Iniesta, passano alla cronaca, Guardiola elimina Allegri, questo dice l’almanacco, anche se questa sera di aprile si porterà appresso scorie e lamenti. I due rigori e altre nefandezza sono gocce di cianuro, il diavolo e l’inferno sono la stessa cosa.

Barcellona diventa di colpo una città da cui fuggire, qui il Milan aveva celebrato un trionfo europeo indimenticabile, qui si toglie dall’Europa e meglio viene sbattuto fuori dalla ingenuità dei suoi difensori e dalla perfidia di un tulipano che torna nella sua terra dei fiori dopo aver consegnato la corona di spine ai rossoneri. L’Italia non è più in Europa, grazie anche a un olandese che aveva già danneggiato il Napoli contro il Bayern a Monaco nella quarta giornata di Champions, autunno scorso.

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