Mentre irrompe in una nuova dimensione, Eliud Kipchoge vola e sorride. Le ultime falcate sono uno show, con il dito indica più volte la folla festante, si batte il petto tagliando il traguardo. Ha appena sgretolato un muro, è il primo uomo a correre una maratona in meno di due ore, per l'esattezza in 1h 59' 40''. L'impresa è compiuta, ma il record non è tale. Non può essere omologato perché non era una gara, non c'erano avversari bensì gregari e tutto era stato architettato nei minimi dettagli. Un evento ad personam che ha coinvolto il maratoneta più forte in circolazione, campione olimpico in carica e detentore del record mondiale, stavolta quello ufficiale, registrato a Berlino un anno fa, con una vera maratona corsa in 2h 1' 39''.
Il keniano, 35 anni a novembre, è scattato nel cuore di Vienna alle otto e un quarto del mattino, un orario deciso all'ultimo per valutare al meglio l'impatto delle condizioni meteo sulla prestazione, coinvolgendo esperti di meteorologia, fisiologia e aerodinamica. Un circuito da ripetere quattro volte più una frazione, rifornimenti ad hoc, due binari gialli tratteggiati per terra e un laser verde sparato sull'asfalto da un'auto elettrica con cronometro. Addosso una canotta bianca e ai piedi le Nike Vaporfly 4%, un modello futuristico che migliora la velocità, con una schiuma che garantisce un ritorno di energia e una piastra ricurva in fibra di carbonio per favorire la propulsione. A sospingerlo 35 lepri pronte a darsi cambi regolari, tutte di livello altissimo, con medagliati mondiali e olimpici da ogni parte del mondo, compresi i fratelli bionici Ingebrigtsen. Un'orchestra perfetta, gruppi a formazione aerodinamica e disposti a V, a punta inversa, con l'incarico di volare al ritmo di 2' 50'' 29 al chilometro, quel che bastava per scendere di un centesimo sotto le due ore. In breve, bisognava correre per due ore filate a 21 km/ora, sforare di mezzo secondo avrebbe significato fallimento. Nelle ultime settimane Kipchoge si era rifugiato a casa, ai 2600 metri nelle foreste intorno a Kaptagat, nella Rift Valley, puntando sulla corsa in decontrazione perfetta con l'obiettivo di arrivare al punto critico degli ultimi chilometri con più glicogeno nei muscoli, per non dover abbassare il ritmo. L'atleta africano, capace di vincere 11 delle 12 maratone disputate in carriera, aveva provato a scendere sotto le due ore in un evento analogo organizzato nel maggio 2017, ma all'autodromo di Monza finì per sforare di 25''. Stavolta tutto è stato escogitato e finanziato dalla Ineos, la terza più grande impresa chimica al mondo, che produce una valanga di plastica e ha pensato a un evento simile per ripulirsi l'immagine. Il boss di turno è Sir Jim Ratcliffe, l'uomo più ricco d'Inghilterra, i cui tentacoli si sono già estesi sull'ex Sky nel ciclismo, sul Nizza e il Losanna nel calcio e sul mondo della vela, come futura sfidante di America's Cup.
Intanto nel mondo dell'atletica è caduto un muro, oppure «siamo andati sulla luna e siamo tornati indietro» per dirla con le parole di Kipchoge. Che dopo il traguardo di fiato ne aveva ancora: «Ho corso per due ore, mi sono parsi venti minuti. Non ci crederete».
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