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Mario sbaglia un rigore e non nasconde più tutti i guai del Milan

La difesa e Abbiati spianano la strada a un super Napoli. Il bomber segna quando è tardi. Poi viene espulso a fine partita

Mario sbaglia un rigore e non nasconde più tutti i guai del Milan

Milano - Britos e Higuain dopo Giordano e Maradona. Ventisei anni dopo il successo che spalancò al Napoli di Ferlaino e Bianchi lo scudetto, crolla il muro di San Siro, mai valicato da quest'altro Napoli che riassapora il gusto unico e forte della stagione tricolore. Nel calcio come nella vita ci sono segnali da cogliere e quello di ieri è uno di questi perché convincente nella forma e nella sostanza. Vince a San Siro il Napoli di Benitez, vince bene, comodo il 2 a 0 inflitto sulla schiena del Milan malconcio partito, frutto di calcio coraggioso e offensivo instillato dal tecnico spagnolo in poche settimane. È vero: non c'è più il genio inimitabile di Diego Armando, qui c'è però la squadra che si esalta con il talento balistico di Higuain ed è in grado di fare musica oltre che calcio d'altissimo livello, di correre e perfezionare triangoli, di esibire anche un signor portiere capace di parare il rigore di Balotelli e tenere così il Milan a distanza di sicurezza.
Inquietante la partenza del Milan, come gli accade troppo spesso, fulminante quella del Napoli. Che affronta di petto il rivale consapevole dei propri mezzi, del proprio ruolo di leader potenziale del campionato e non intende perdere tempo. Così nel giro dei primi 6 minuti, l'armata di Benitez confeziona tre golose occasioni da gol che colgono di sorpresa la difesa milanista, imbambolata e disorganizzata. In un caso Behrami, solo davanti ad Abbiati, alza sulla traversa, nell'altro Higuain, imbeccato da uno scarabocchio di Zapata, sfiora il palo, al terzo tentativo il Napoli passa con comodità imbarazzante. Svolgimento elementare: Callejon calcia una punizione-arcobaleno, Albiol sull'altro spigolo d'area rimette al centro, il sodale Britos, tutto solo, può appoggiare in rete senza trovare alcuna opposizione. Stanno tutti a guardare come le famose statuine. Benitez muove in attacco le sue pedine difensive che, al contrario di quelle rossonere, fanno centro e orientano subito la sfida. Per riprendersi dallo choc, il Milan ricorre al suo corazziere, Balotelli, e all'agilità di un pario di esponenti, Abate, Poli, che hanno energie da spendere e possono replicare al calcio avvolgente del Napoli. Prima di rischiare il ko (pedata di Behrami al ginocchio destro) sulla sirena del primo tempo, Mario impegna una volta Reina col sinistro, una volta sfiora il palo, sulla terza "cicca" la volee impegnativa. È vero, il Napoli si difende con qualche affanno di troppo (una spinta inutile e sfacciata di Zuniga su Poli è un rigore inspiegabilmente ignorato da arbitro e addizionale, lì a due passi), ma appena riparte son dolori per la discutibile compagnia rossonera, hanno bisogno del prezioso contributo di De Jong per limitare i danni. Se poi nella serata, al deficit segnato da assenze e modesta cifra tecnica, si aggiunge anche la dormita di Abbiati (prende gol dal limite su un tiro nemmeno irresistibile di Higuain passatogli sotto il fianco), allora per il Napoli è festa completa e per il Milan un'altra serata da dimenticare.
Resa ancora più deprimente dal primo rigore (dopo 21 a buon fine) sbagliato da Balotelli (Britos tiene Mario, Albiol lo falcia): la macumba di Allegri non funziona, Reina prepara l'impresa sorseggiando acqua, appena parte la rincorsa, si tuffa a destra trovando pallone e gloria. Attenti, Balotelli è l'unico di casa Milan a non arrendersi (una traversa e una parata di Reina non gli negano la piccola soddisfazione del gol che arriva in pieno recupero).

Da solo però neanche Maradona potè rimediare alle altrui insufficienze che adesso, con la classifica precaria, diventano un allarme inquietante. Ma poi finisce di rovinare la serata con l'ennesima protesta che gli vale l'espulsione a partita già finita.
Cantano i 15 mila napoletani di San Siro, cantano e ballano, proprio come ai tempi di Maradona.

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