Marsaglia-Heel, valanga azzurra

Marsaglia-Heel, valanga azzurra

Santa Cristina (Bz)La pretattica ha funzionato. «Non è una pista adatta a me», «io preferisco neve più ghiacciata», «mi accontento di un piazzamento nei dieci». Ecco pensieri e parole dell'Ital jet della vigilia di gara in una Val Gardena ammorbidita da neve e luminarie natalizie. Parole sante e furbe sussurrate, quasi schernendosi, a poche ore dal botto sulla Saslong dove, dietro all'immenso Aksel Lund Svindal, gli azzurri hanno centrato un altro risultato storico a conferma che la flotta "ali -ai -piedi" dello sci è una certezza cisalpina e una minaccia per tutti i transalpini. Sul podio si accomodano Matteo Marsaglia e Werner Heel, mentre, come da pronostico Christof Innerhofer chiude decimo, per colpa di un errore senza il quale il terzetto tricolore sarebbe stata una falange oplitica in zona podio. D'accordo: i distacchi sono alti, oltre un secondo, smarriti fra "gobbe del cammello" e pieghe del "ciaslat" dove invece il norvegese ha seminato tutti, impartendo una lezione di stile e continuità: «Mi son vendicato di Beaver Creek in casa vostra - gongolava Svindal, ritrovando subito il fair play -: ma questa Italia fa davvero paura».
Detto da chi non scende dal podio della velocità da inizio stagione e guida la coppa del mondo, più che un complimento è la semplice verità. Eppure è stato complicato assai per il terzetto azzurro arrivare fin qui. Tornato dal far west americano con il bottino della prima vittoria della vita in tasca, Marsaglia sapeva che confermarsi è più dura che vincere e parafrasava il sommo poeta dello sci: «Tomba me lo ha sempre detto e alla vigilia ero teso, ma in ricognizione ho sentito di poter fare bene. Svindal? Un super uomo, ma noi siamo i primi dei terrestri». Se il suo secondo posto è l'inerzia di un talento ormai sbocciato, il terzo posto di Werner Heel è la guarigione piena. La cronaca recita di un cambio materiali che lo aveva precipitato nelle retrovie della classifica e della sicurezza. Il passaggio a nuovi sci, un bel po' di palestra in più, la fidanzata Manuela Moelgg - cui Heel dedica la vittoria - lo hanno salvato dal baratro e ricondotto dove meritava: i due quinti posti nei precedenti superg suggerivano che la resurrezione fosse vicina.
Ancora sulla via del calvario è invece Innerhofer, in grado di tenere i tempi di Marsaglia e talvolta anche di Svindal nonostante le diverse silhouette ed una schiena che necessita di continue infiltrazioni di anti dolorifico. Il risultato di squadra risucchia dalle retrovie anche Dominik Paris che chiude 13simo, Peter Fill è solo 19simo, mentre, partito col 45, va a punti anche Sigmar Klotz, che chiude 22 simo.

Per oggi il meteo prevede solo neve e gli organizzatori sono pronti al piano B pur di far disputare la discesa (alle 12.15). Il Saslong si nasconde dietro le nubi ma il sasso azzurro è lanciato. E nessuno si tira indietro.

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