«Rivedendolo mi sono anche un po' messo a ridere, perché poi sono cascato male...». A verbale, lo scorso 4 aprile, l'ex difensore del Bari Andrea Masiello racconta al capo della procura pugliese Antonio Laudati la cronaca istante per istante dell'autogol «fatto apposta», quello che cristallizzò la sconfitta per 2-0 nel derby contro il Lecce. Una partita venduta, secondo i magistrati baresi, dal difensore e dai suoi amici-scommettitori Carella e Giacobbe ai rivali salentini che con quella vittoria si salvarono (per l'episodio è indagato per frode sportiva anche l'ex presidente del Lecce Pierandrea Semeraro) per «circa 200mila euro».
Eppure Masiello, ex idolo della curva barese, non s'è vergognato dell'affare. Anzi. Racconta di aver riso, rivedendo in tv quel suo intervento goffo che lui stesso aveva confessato in un memoriale di aver fatto di proposito. E ora spiega anche in che modo. «Fare un autogol volontario è difficile dal punto di vista tecnico (...) diciamo come ha fatto?», domanda Laudati. E l'ex «Thuram bianco» parte, senza fare una piega: «Guardi, io sinceramente quando faccio la corsa verso la porta, io sapevo che ero vicino alla porta, non mi sono reso conto se ero dentro... cioè, dentro lo specchio della porta o fuori, e rivedendo le immagini ero fuori.
Laudati ironizza: «Bisogna essere bravissimi». Masiello non coglie il sarcasmo, e si vanta del risultato: «Infatti, infatti. Non ci arrivava...».
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