Di Matteo vuol rubare l'idea alla Signora

LondraSono trascorsi solo quattro mesi ma allo Stamford Bridge è come se fosse passata un'intera era glaciale. Identico ad un processo di rimozione collettiva. Imposto dall'alto, assimilato da tutti. Dal manager all'ultimo panchinaro. L'ordine impartito la scorsa estate è stato perentorio. Dimenticare il trionfo dell'Allianz Arena. Cancellare il clamoroso-rocambolesco-entusiasmante finale di stagione che ha consegnato al Chelsea – nella maniera più inattesa quanto fortuita – la storica doppietta di coppe: Fa Cup prima, Champions League dopo.
Soprattutto il successo del 19 maggio appare un tabù da esorcizzare alla vigilia del debutto europeo di questa sera contro la Juventus. E non solo perché sono decenni che una squadra non è capace di confermarsi nella coppa più prestigiosa. Non ci sono riusciti né Manchester United né Barcellona, come potrebbe anche solo sperarlo l'outsider Chelsea, già una volta baciato dalla fortuna nella finale contro il Bayern Monaco? Una domanda che riecheggia nella conferenza stampa di Di Matteo, riconfermato a furor di popolo sulla panchina del Chelsea. Aplomb e understatement impeccabili, parole col contagocce, giusto un velo di sarcasmo di fronte all'ennesima domanda-provocazione. «Io fortunato? L'ho già sentito dire altre volte ai tecnici vincenti. Ma la verità è che bisogna meritarsi quello che si ottiene. La buona sorte è importante ma noi abbiamo lavorato duro per vincere lo scorso anno. Una componente di fortuna serve sempre nella vita ma da sola non basta. Anzi è una parte sicuramente minoritaria».
Forse anche per resettare la memoria storica della squadra, oltreché ringiovanirla, il mercato estivo ha registrato le partenze di illustri senatori dello spogliatoio. Da Salomon Kalou a Raul Meireles, da Michael Essien a Didier Drogba. Tutti sacrificati sull'altare del rinnovamento. Il Chelsea pensa al futuro e preferisce guardare “forward” piuttosto che rimembrare l'unico precedente con la Juventus, stagione 2008/09. Sulla panchina del Chelsea sedeva Guus Hiddink, su quella bianconera Claudio Ranieri. Passò il Chelsea che poi perse la finale di Mosca contro lo United. «Ma in questo momento non ha senso parlare di finale - la premessa di Di Matteo -. Il nostro obiettivo è comunque sempre lo stesso, pensare partita dopo partita. Ora pensiamo a come raggiungere gli ottavi, poi vedremo. Noi appagati? Impossibile, quando giochi per una grande squadra come il Chelsea non puoi esserlo».
A riprova delle rinnovate ambizioni del club di Roman Abramovich, che in estate ha ritrovato il gusto di spendere (per il gioiello belga Edin Hazard sono stati investiti più di 50 milioni di euro), in campionato i blues sono partiti con il piede sull'acceleratore. Metabolizzata la scoppola in Supercoppa (sconfitta contro l'Atletico Madrid) hanno conquistato la vetta solitaria della Premier League. Ora la Juventus, con la determinazione di allungare la striscia di sei vittorie casalinghe consecutive in Europa. «La Juve è un avversario tipico a questi livelli, è una grande squadra – ha aggiunto Di Matteo che può contare su tutti i titolari -. Conosciamo la sua lunga striscia di imbattibilità.

L'ho vista giocare numerose volte ed è certamente una delle squadre più pericolose di questa Champions League. Mi aspetto una Juve che cercherà di imporre il proprio gioco. Noi dovremo essere bravi ad aggredirla anche perché giochiamo in casa».

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