Milano - Qui si racconta l'elogio della follia. Erasmo da Rotterdam non c'entra. C'entrano Luciano da Certaldo e i suoi ragazzi. C'entra la follia dell'Inter e anche quella della Juve passata davanti, raggiunta e sorpassata e alla fine riuscita nell'impresa disperata di rimettere il naso davanti. Cominciamo dalla prima che ha l'identità di Cuadrado, spuntato all'improvviso come custode dell'argine e poi decisivo filibustiere. Quando questa mossa debuttò in casa Juve non riscosse recensioni superlative. La liquidarono come il solito tentativo di Max d'inventare ruoli inediti al pari di molti altri lungo la sua carriera tra Cagliari e Milanello. Il test vero e proprio prese forma in estate quando era possibile procedere a qualche ardito esperimento senza provocare dissesti in classifica prima di finire nel cassetto di Vinovo. Di certo, l'annuncio di Cuadrado terzino è stato vissuto così, dagli juventini e non solo, come un azzardo, una sorta di rischiatutto nella notte che può decidere una stagione e poi rivelatosi una genialata.
Max Allegri che non è il tipo da sedersi al tavolo da pocker e bluffare l'ha deciso consapevole di quello che sarebbe accaduto, censure, critiche, fischi e contestazione plateale nelle prossime ore se il verdetto fosse stato pro Napoli. E dopo qualche brivido (giallo rimediato al primo fallo su Perisic), l'azzardo è diventato una magia, preparata con cura, in ogni dettaglio e spesa nella consapevolezza che lui e Douglas Costa, su quel binario potevano sottoscrivere una perfetta società. Perché al culmine di un paio di cross provenienti da quella parte, partiti come bengala dai piedi del colombiano, la Juve si è ritrovata davanti nel punteggio e in superiorità numerica per il folle intervento di Vecino su Mandzukic. È successo tutto così all'improvviso da non dare nemmeno il tempo a D'Ambrosio di organizzarsi, a Spalletti di suggerire qualche contromossa, a Cancelo di mettere il lucchetto dalla sua parte per impedire a Douglas Costa quella stoccata di sinistro che ha rimesso la Juve sui binari e l'Inter fuori pista prima del clamoroso ribaltone.
Perché il calcio è tutto questo e molto altro ancora: è azzardo, genialata ma anche coraggio e paura che sono poi i sentimenti che imprigionano la Juve dopo l'intervallo e la spingono in fondo al burrone nel giro di venti minuti che a Torino come a Napoli, a Milano come nel resto d'Italia, ricorderanno per molto tempo ancora.
La capocciata di Icardi, la deviazione di Barzaglione alle spalle di Buffon, sono i sintomi evidenti e vistosi di un cedimento della vecchia impalcatura di cemento armato e l'affiorare sulla scena di una follia che solo una squadra col dna interista può avere. Ma la Juve di ieri sera è rimasta in sella fino all'ultimo, ha preparato con Cuadrado la rincorsa e con Higuain quando tutto sembrava perso, lo scudetto e l'onore, la rimonta storica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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