
Il Polpo riparte dal Monaco e dalla Francia. Ma non dimentica la Juventus e, stavolta, non per dichiararle l'amore di cui si è sempre scritto e parlato. Tutt'altro, anzi. Dopo 18 mesi di squalifica per doping (pena ridotta dai quattro anni iniziali), il francese ci è andato giù pesante contro la società per la quale ha giocato in due occasioni, l'ultima tra il 2022 e il 2023 quando ha poi dovuto interrompere una carriera a dire il vero mal gestita per non dire sprecata: "Ero in guerra contro l'antidoping, non contro la Juventus ha detto il 32enne centrocampista a TF1 -. Non avevo diritto a cure né a un preparatore fisico. Non sono stati troppo gentili con me e non ho capito il motivo per cui non mi abbiano aiutato". E ancora, più in generale: "Mi dissero che avrei smesso con il calcio. Ho dovuto lasciare l'Italia, non potevo continuare a portare i miei figli a scuola passando ogni giorno davanti allo stadio e al centro di allenamento. Ho chiesto alla società la possibilità di avere un preparatore atletico, ma non mi è stato concesso: ne avrei avuto diritto, facevo pur sempre parte della squadra. Non mi hanno sostenuto".
Detto che la Juventus non ha replicato e non lo farà, d'ora in avanti sarà solo il campo a parlare. Senza dimenticare però che Pogba ci ha messo del suo a sperperare un talento unico: già ai tempi del Manchester United, prima del suo ritorno a Torino, erano stati infatti più i mesi trascorsi in infermeria che sul prato.
Poi, una volta (ri)sbarcato in Italia, non erano mancati i colpi di testa e le situazioni ambigue: tra i primi, l'assurda decisione presa nel luglio 2022 di non operarsi al menisco - su consiglio di uno sciamano - per seguire una terapia conservativa che non avrebbe poi dato esito positivo. Tra le seconde, i quattro uomini armati che avevano provato a fare irruzione alla Continassa per minacciarlo e ricattarlo: meglio pensare al futuro, caro Polpo.