Nel Palazzo H del Coni c'è una sfilata ordinata ma costante in un'atmosfera ricca di tristezza. I sei registri pieni di firme sono il simbolo dell'abbraccio interminabile, commosso e spontaneo della gente comune alla Freccia del Sud. Sì, perchè ci sono due file parallele di persone che vogliono omaggiare Pietro Mennea, il primo sportivo in 99 anni di storia del Coni per il quale è stata allestita la camera ardente nel Salone d'Onore. Da una parte istituzioni sportive, campioni, atleti ed ex atleti, dall'altra tifosi, appassionati, uomini e donne, insomma amici di tutte le età che l'olimpionico forse non aveva mai nemmeno conosciuto.
In tanti hanno voluto abbracciare la moglie Manuela, testimoniandole affetto e vicinanza e certificandole la grandezza del compagno di una vita. A qualcuno scappa una lacrima nel ricordo di un passato mai tramontato. Altri hanno lo sguardo incredulo, fisso nel vuoto, mentre magari riavvolgono il nastro della memoria. Altri ancora hanno un mazzo di fiori in mano, quasi fossero in visita a un parente stretto. «Ci ha regalato un sogno, era doveroso venirlo a salutare», commenta un signore di mezza età, che - ci tiene a dirlo - era un grande tifoso di Mennea.
«È stato giusto portarlo qui - dice invece un signore anziano - una scelta significativa. Certo, Mennea era la velocità e stare qui fermo... Ora correrà lassù, più del vento». Un ragazzo, con lo zaino in spalla, appoggia su un tavolo una copia del libro «Il gabbiano Jonathan Livingston» di Richard Bach. C'è invece chi lascia una cartolina da Berlino: «Sei sempre il nostro mito. Gli sportivi sono come gli dei!».
I registri si riempono velocemente di pensieri per il Mito. Tra le dediche molti i «grazie» per il «riscatto della gente del sud» o per i tanti record e le medaglie. «Sei un esempio per tutti», uno dei messaggi più belli e semplici. «Se ne va un idolo della mia adolescenza, un caro saluto nel mio ricordo di bambina, hai dato lustro al nostro sport», uno dei più originali.
Arriva Carlo Vittori, il suo allenatore storico, che ricorda con un pizzico di polemica quell'«Olimpiade della Coca-Cola (Atlanta 1996, ndr) dove Michael Johnson cancellò il record di Pietro sui 200 metri». C'è Nino Benvenuti, l'ex campione di boxe, che lo ricorda come «un uomo straordinario, sono pochi gli atleti che riescono ad avere successo anche nella vita». E c'è anche Dino Zoff: «L'immagine che ho nella memoria è quella dei record battuti, ma preferisco conservare quella personale, legata al contatto umano».
«Mennea era un personaggio contro? No, era un personaggio a favore - l'opinione del presidente del Coni Malagò, che aveva accolto il feretro insieme al presidente della federatletica Giomi e ad altri massimi dirigenti di federazioni, tra cui quello del calcio Abete -. Non era un'eccezione. Forse era un po' integralista, eccessivo e meno elastico ma solo perchè fa parte di una categoria di grandi che se non avesse avuto questa rigidità probabilmente non avrebbe mai ottenuto quei risultati».
Giungono i messaggi di cordoglio di Sergey Bubka («È una grande perdita per tutti») e del numero uno della Fifa Blatter («amava il calcio pulito e quindi pur essendo stato un campione dell'atletica, è sempre stato uno di noi»).
La quarta carica dello Stato, il presidente della Corte Costituzionale Franco Gallo, che da ragazzo correva i 100 in un discreto 10"8, lo descrive come «un esempio per i giovani, un uomo con il senso dell'autenticità, della correttezza e dell'etica».Oggi alle 10 i funerali nella Basilica di Santa Sabina all'Aventino. L'ultimo saluto al Mito, che ci ha lasciati troppo presto.
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