Il Popolo della Libertà ha presentato le sue proposte per lo sport nella sede romana del partito. «Lanciamo due idee concrete: riformare il sistema fiscale per le organizzazioni dilettantistiche, in modo tale da promuovere lo sport di base dal quale nascono i talenti e favorire interventi infrastrutturali privati per la costruzione di nuovi impianti sportivi che abbiamo un riconosciuto interesse generale», così il segretario del PdL, Angelino Alfano.
«Abbiamo sempre dato grande importanza allo sport, un luogo dove s'incontrano agonismo e sana competizione, volontariato, no profit e mondo della scuola - ha detto ancora Alfano -. I tempi sono difficili dal punto di vista economico e per questo vogliamo rilanciare l'idea della sussidiarietà, nella convinzione che i privati possano far meglio ciò che lo Stato farebbe a maggior costo».
Alfano ha quindi sottolineato le differenze con la coalizione di centrosinistra che, con Pier Luigi Bersani, aveva proposto il ripristino del ministero dello Sport. «Chiunque stia osservando la campagna elettorale si rende conto della differenza di fondo tra noi e la sinistra - così il segretario del PdL -: noi chiediamo un maggiore intervento dei privati e meno Stato. E anche nello sport, vogliamo fare intervenire il genio italiano, facendo fare un passo indietro allo Stato. L'idea della sinistra invece vuole meno spontaneismo e più dirigismo».
Alfano ha quindi lodato il presidente del Milan, Silvio Berlusconi: «Il Popolo delle Libertà - dice - è presieduto da un noto dirigente sportivo che nelle tre carriere, politica imprenditoriale e sportiva, meriterebbero un Oscar. In quella sportiva ha dimostrato che si possono realizzare dei sogni e si possono favorire tantissimi giovani».
Alla presentazione sei candidati del Popolo della Libertà che operano da anni nel mondo dello sport: Franco Carraro, già presidente del Coni, Federcalcio e altre federazioni e attualmente membro Cio come l'ex campionessa mondiale e olimpica di fondo Manuela Di Centa, i presidenti di Federnuoto Paolo Barelli, numero uno anche della Len (la federazione internazionale) e del tiro a volo Luciano Rossi, Rocco Crimi, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo sport in un governo Berlusconi, Mauro Marin, olimpionico della scherma e ora consigliere comunale a Padova.
Carraro è intervenuto sulla polemica legata alle attuali regole per l'elezione del presidente del Coni, il massimo ente sportivo italiano. «Se per nominarlo, invece di 76, votassero in 77-78 non sarebbe un problema. Ma se votassero persone diverse da quelle che votano, il Coni non sarebbe più nel Comitato Internazionale Olimpico - così Carraro, candidato in Emilia, in risposta all'auspicio del candidato del centrosinistra, Pier Luigi Bersani, in un sistema più allargato e democratico per tale elezione -. Le regole del Cio prevedono che i comitati olimpici abbiamo la maggioranza del movimento olimpico che vota -. Se si realizzasse l'idea di altri, noi saremmo fuori dal movimento internazionale olimpico».
«Quei 76 elettori - ha aggiunto Paolo Barelli, candidato nel Lazio - non è che sono presi a sorteggio o nominati da qualcuno: sono figli di assemblee. Chi è che va a votare? Coloro che sono stati eletti all'interno delle federazioni sportive e delle discipline nazionali. Attraverso le «primarie» sono stati chiamati i rappresentanti di migliaia e migliaia di dirigenti sportivi. C'è una base molto ampia. Il mondo sportivo è un esempio di democrazia compiuta».
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