Brasile 2014

A un mese dal Brasile: notti magiche o Mondiale dejà vu?

Pochi nomi nuovi e soliti fenomeni un po' usurati. Persino la Seleçao non promette granché

A un mese dal Brasile: notti magiche o Mondiale dejà vu?

Fra un mese notti magiche. Forse più notti che magiche. Il mondiale si aprirà il 12 giugno a San Paolo (con Brasile-Croazia), ma dal pallone non ci arriva certezza. Sicuri che scopriremo qualche asso? C'è da fidarsi di quei pochi che ci hanno accompagnato in questi anni? La seta dei fuoriclasse si è allungata o accorciata? Ritroviamo i mondiali ed è sempre un bel dire, sperare, talvolta vedere. Il Sudafrica 2010 ci aveva lasciati con una finale tutta europea fra Spagna e Olanda, la certezza di avere trovato uno squadrone campione del mondo e la speranza che vincitori, vinti e delusi ci facessero attraversare un Paese dei balocchi nostro e non una savana che sta diventando deserto.

Quattro anni fa la Spagna ci ha mostrato talenti fantastici, da Iniesta a Xavi, e speranze future. L'Olanda aveva ritrovato la sua nobiltà. Messi e la messe di grandi argentini ci avevano dato appuntamento a tempi migliori (c'erano Milito e Martin Palermo, Higuain e Tevez, Aguero, Messi, Pastore). Cristiano Ronaldo ammiccava, il Brasile si accompagnava con Kakà e Robinho in decenti condizioni e con qualche speranza migliore per il futuro. E oggi che mondo ritroviamo? Una Spagna ancora davanti a tutti (ha vinto l'Europeo), ma forse un po' stremata nei talenti, ancora la miglior squadra tecnicamente parlando, con un bel ricambio e un goleador in più (Diego Costa) strappato al Brasile, ma quella terribile armata rischia di perdere colpi.

Nel quadriennio abbiamo visto calcio in evoluzione, non più calcio rivoluzione sull'idea spagnola-barcellonista, i campioni di allora sono cresciuti, hanno vinto e battagliato ma forse non sono ancora così freschi e godibili: Messi ha accusato qualche problema, Cristiano Ronaldo è fantastico però ha già fatto vedere il top. Non c'è in giro un campione che chieda strada, c'è un buon numero di bravi artisti, non un Messi, un Maradona, un Cruyff in crescita. L'Olanda si è arenata ai gladiatori del 2010, qualcuno si sta appassendo (Sneijder), rotto Strootman sono perse le novità più intriganti. Il Brasile si gioca tutto su Neymar, ma come dice Rivelino, antico piede d'oro nelle punizioni, oggi sembra più forte in difesa che in attacco. Quasi un controsenso. Non c'è un Kakà, neppure un Ronaldinho o un Rivaldo. Qui siamo fermi a Hernanes, Oscar, Fernandinho e Ramires: bella differenza. Vicino a Neymar si posizionerà Fred, classe 1983, una presenza e un gol ai mondiali 2006, rimasto a casa a quelli successivi. Fa pensare.

L'Argentina ci riproverà con Messi, Higuain e Aguero, a casa Milito, Samuel e Tevez, quattro anni fa nel loro momento migliore. Stavolta ci saranno Palacio, Lavezzi, Garay, lo stopper del Benfica: non proprio un cambio alla pari. L'Uruguay continua a credere in Cavani e nei soliti noti. La Germania resta tra le favorite, anche se in attacco non avrà Gomez e dovrà riproporsi con Klose e Podolski, che non sono un inno alla gioventù. Meglio affidarsi a Muller (considerato il miglior giovane in assoluto nel mondiale 2010), Kroos e Ozil. Mancano le novità vere, sembra tutto un deja vu. Certo, poi ci saranno gli esordienti di successo: da Benzema (Francia) a Hazard e Benteke (Belgio), da Dzeko e Pjanic (Bosnia) a Mandzukic (Croazia), dal portoghese Moutinho all'inglese Wilshere. Continueranno a non stancarci i vecchioni acclamati: Pirlo e Buffon, Eto'o e Drogba, Robben e Ribery. E che dire di questa Inghilterra nella quale Rooney continua ad essere la stella? L'Italia ripresenterà 7 dei 23 giocatori (qualche altro è in dubbio) che portò in Sudafrica. E forse sarà una delle nazionali più rinnovate. Visto il nostro calcio, non c'è da stare allegri su tutto il resto del mondiale.

Dalle notti magiche alla nostalgia canaglia il passo è breve.

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