In due partite lItalia ha fatto vedere le solite facce, alcune quasi stantie, altre che facevano venire il dubbio. Come se il ct avesse scelto 15 giocatori (considerando perfino Nocerino, entrato al 47 del secondo tempo contro la Spagna), gli altri giusto per arrivare al numero richiesto. E le scelte invitavano ad una domanda: Prandelli ci è o ci fa? Ovvero gli manca fantasia o è un sacchiano riveduto e abbrutito dal vizio di credere solo al cambio delle figurine, non dei giocatori che possono cambiargli la logica di gioco? Ieri finalmente ha fatto intuire la risposta, sempre che non cambi ancora idea nottetempo. Il sor Cesare è un fautore del caos organizzato. Più mescola e rimescola, più parla di progetto da fare e disfare, più dice tutto e il suo contrario, più si sente ct e più lItalia rischia di non capire la logica del suo lavoro.
A qualcuno parrà un sor Tentenna: un passo avanti e due indietro. Si era lanciato nella difesa a tre ed ora pare voglia tornare a quattro. Riteneva De Rossi inamovibile nel terzetto difensivo e adesso vorrebbe ricomporre una coppia non proprio dal lucchetto facile: Barzagli-Chiellini. Aveva appena spiegato (venerdì, non un anno fa) che Di Natale, a Udine, ha dietro di sé la squadra di Guidolin Francesco (testuale), ma che la sua tenuta non può andare oltre trenta-quaranta minuti ma deve aver rivisto il minutaggio: facendolo partire dallinizio. Forse il Guidolin Francesco di cui sopra gli avrà telefonato riepilogandogli uso e consumo del Di Natale, in arte Totò. Eppoi se a Udine Totò ha dietro una squadra, perché mai in nazionale non ci dovrebbe essere una squadra. Prandelli è lì apposta per costruirla.
Ecco tutto questo confonde le idee a chi non abbia confidenza con il mondo prandelliano. Ma forse il segreto sta tutto nel caso Italia: non vince una partita in una finale di torneo dal 2008. Siamo a secco da sei partite. Lippi nel 2010 cadde nel burrone e Prandelli ora deve cominciare a sentire il peso di tanto pesante, e devastante, sconquasso subito in Sudafrica. Gli è venuto il braccino corto, sempre che labbia avuto lungo. Ricorda chi va a cercar qualcosa in un cassetto e sfila fuori vorticosamente tutto ciò che gli capita in mano: dalle mutande alla tabacco della pipa. Il ginocchio gonfio di Balotelli potrebbe essere intervenuto a dargli sollievo. Il ct, infatti, ha spiegato gli errori del suo bomber ad acqua, ma non ha spiegato perché in altre formazioni non abbia mai avuto questi problemi. Si dice, si pensa o si intuisce che SuperMario senta il peso della maglia azzurra, il carico di responsabilità. È possibile, ma il tecnico non ha mai provato a cambiargli partner dattacco. Balotelli è sempre uscito prima di Cassano e mai ha potuto provarci con Di Natale. Daccordo, i soloni diranno: non possono giocare insieme. E Prandelli consentirà. Ma ce lo facesse vedere....
Inutile dire che il mestiere del ct dellItalia (e di qualunque altra nazione) non è invidiabile, ma il sor Cesare tentenna ci sta tenendo a dieta di fantasia e gol. E ogni volta che vien preso in parola, si smentisce il giorno dopo. Ha cominciato da Coverciano, cambiando lassetto tattico dopo gli sberloni contro la Russia. Segno di intelligenza, certo. Ma non poteva pensarci prima?
Non è difficile intuire quanto valga il calcio italiano. Comunque vada, nulla è imprevisto se non una vittoria finale.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.