Miha: «Riparto da un club che mi assomiglia: tutto orgoglio, lacrime e sudore...»

Domenico Latagliata

Torino «Questo club mi somiglia e non vedo l'ora di cominciare a lavorare. Nessuna paura, dobbiamo solo pensare a combattere, guardando avanti senza dimenticare il passato. Qui ci sono orgoglio, lacrime e sudore: tutte cose che mi piacciono». Sinisa Mihajlovic, salutando in maniera molto indiretta l'ambiente del Milan, ci ha messo poco a capire cosa si aspettano da lui i tifosi del Toro: grinta, grinta e ancora grinta. A livello di immagine, buona la prima: allenatore sanguigno il serbo, piazza sanguigna quella granata. «È la persona giusta da cui ripartire, mi ricorda Giagnoni», se l'è coccolato il presidente Cairo. Che poi lo ha accompagnato a Superga, a rendere visita al Grande Torino «del quale dovremo essere degni in ogni istante». Nessun riferimento al Diavolo, zero polemiche: è il tempo di cominciare una nuova avventura, non di voltarsi indietro. «Ai tifosi dico che dobbiamo creare sintonia, provare le stesse cose. Se soffriremo e godremo insieme, potremo davvero goderci una grande stagione. I prossimi allenamenti al Filadelfia? A porte aperte, anche se le cose non dovessero andare bene. Non ho nulla da nascondere». Obiettivo Europa, fuori dai denti: il Toro si sente in grado di poterci arrivare, ricomincerà dalla difesa a quattro e avrà a disposizione un gruppo di giovani sui quali il serbo lavorerà senza timore di bruciarli. «Se uno è bravo, conta poco che abbia 16 o 18 anni. Dipende da loro». Nella testa di tanti (tutti?), il derby con la Juve: «In questi anni il Toro ha dimostrato di potersela giocare. So che non è una partita come le altre, ma in dote porta sempre tre punti. Le motivazioni in quei casi arrivano da sole: chi non è motivato per un derby, è meglio che cambi mestiere».

Rispetto all'aplomb di Ventura («uno dei migliori allenatori d'Italia, l'ho detto in passato e lo ribadisco»), altra marcia e altro atteggiamento: detto fuori dai denti, era quello che voleva (pretendeva) la piazza, un po' stufa dei «piccoli passi e del processo di crescita» che era diventato il mantra del neo commissario tecnico azzurro. «Tutti dovranno avere voglia di rimettersi in gioco e sacrificarsi». Nomi, Mihajlovic non ne fa: «Voglio solo gente che abbia voglia di stare al Toro. A me piace giocare sempre per i tre punti, non per difendermi. Visto che la difesa passerà da tre a quattro, probabilmente sarà il reparto in cui bisognerà lavorare di più».

In attesa di farlo, è però ormai certa la partenza di Immobile, giunto a fine prestito dal Siviglia: «Non ha dimostrato il giusto entusiasmo di fronte alla prospettiva di rimanere ha detto chiaramente il ds Petrachi -. Ne ho parlato con il presidente, è inutile investire soldi in qualcuno che non sia del tutto convinto di giocare con noi».

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