Il Milan di Allegri riparte dalla tradizione e... la difesa

È il primo reparto in cui metterà mano. Bonus per il tricolore, non per la Champions

Il Milan di Allegri riparte dalla tradizione e... la difesa
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Dopo un lungo, tormentato (ha molto patito le critiche riservate al suo ruolo) e rumoroso silenzio, ecco che si è risentito Zlatan Ibrahimovic che ha approfittato del suo account su Instagram per recitare un tiepido mea culpa pubblico. La sostanza è questa: «Un trofeo, una finale persa non è abbastanza per un club come il nostro». Sembra in qualche modo riecheggiare il primo comandamento col quale Max Allegri si presenterà a Milanello offrendone un esempio pratico agli estensori del proprio contratto (2 anni a 5 milioni più opzione su terzo e quarto). Non ha chiesto bonus per il piazzamento nei quattro posti Champions: al Milan è il minimo sindacale, specie in una stagione senza le coppe europee. Ha chiesto e ottenuto il bonus per lo scudetto: quella può essere considerata una conquista da Milan senza dimenticare che negli ultimi 25 e passa anni di calcio il tricolore - in mancanza dell'impegno internazionale - è stato centrato solo da Antonio Conte due volte (con la Juve ai tempi del duello con Allegri e ora col Napoli) oltre che da Zaccheroni dopo il naufragio di Capello bis nel 99. Allegri come Ibra è un orgoglioso depositario del culto della tradizione milanista (ciclo berlusconiano) e del comportamento - dentro e fuori dal campo - rigoroso (occhio ai cartellini rossi rimediati negli snodi della stagione e al cooling break; ndr). Su questi punti costruirà la sua prossima gestione nella quale si avvarrà dello staff storico con l'aggiunta del tattico Magnanelli che era stato dirottato da Giuntoli alla primavera juventina e che invece con Padoin sarà la coppia dedita al lavoro di campo con Landucci vice (ai tempi del Milan c'era Tassotti al suo fianco col quale aveva costruito un rapporto perfetto).

Dal secondo giorno utile del suo nuovo mandato in rossonero, Max è in grado di lavorare sulla squadra da allestire senza dover chiedere informazioni perché è stato un attento osservatore di tutte le partite del Milan, sia quelle dell'era Fonseca che quelle del ciclo Conceiçao. Sa insomma dove deve mettere le mani e dando una occhiata alle cifre delle ultime due stagioni rossonere non c'è bisogno di uno scienziato per sapere da dove cominciare. Dalla difesa naturalmente che può voler dire tante cose. E quindi dallo schieramento complessivo, come proteggerla cioè, e come modificarne le caratteristiche. Anche qui la sintonia con Igli Tare che lo aveva cercato anche ai tempi della Lazio, è assoluta.

La priorità è in qualche modo confermata dal colloquio che ieri pomeriggio il neo ds di casa Milan ha avuto con il procuratore di Theo Hernandez: quest'ultimo, durante la stagione appena conclusa, ha avuto comportamenti, dentro e fuori dal campo, che non sono piaciuti né ai due allenatori (Conceiçao lo ha escluso a fine torneo relegandolo in panchina) e ancor meno ai dirigenti, e non sono neanche mancate le voci per questo motivo di dissidi famigliari.

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