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Milan tra due fuochi. La "melina" per Maldini e in difesa su RedBird

Nulla sui rinnovi dei dirigenti. Indiscrezioni sul club: minoranza in cda, 200 milioni a Cardinale

Milan tra due fuochi. La "melina" per Maldini e in difesa su RedBird

Dall'osservatorio calcistico commentano: a leggere i giornali, specializzati e non, i siti e i social e a misurare la temperatura delle rispettive tifoserie, sembra che il 22 maggio, domenica dello scudetto rossonero, a festeggiare sia stata l'Inter e non il Milan. Il curioso capovolgimento è merito da un lato della perfetta comunicazione orchestrata da Marotta che ha dato fiato alle trombe puntando prima sugli acquisti eccellenti da realizzare (Lukaku e Dybala) e lasciando indietro le inevitabili cessioni eccellenti per finanziare la stagione prossima, dall'altro è responsabilità diretta invece dello stallo procurato a casa Milan per il ritardato rinnovo contrattuale di Maldini e Massara. Uno dei pochi o dei tanti cui non sono riusciti a rovinare la festa, è Stefano Pioli che dal buen ritiro di Forte dei Marmi ha fatto sapere di «vivere la migliore estate della sua vita» e di «non essersi mai sentito così milanista» dando un drizzone agli umori del suo popolo. L'osservazione è pertinente e va anche spiegata nei suoi dettagli i quali non godono di spiegazioni ufficiali perché le parti in causa - Milan da un lato e Maldini dall'altro - osservano un rigoroso e rumoroso silenzio lasciando però spazio a illazioni.

La realtà fattuale è la seguente: Maldini e Massara continuano a lavorare (i colloqui per Florenzi e Messias lo confermano) e scherzano sulla scadenza del pass dal 1 luglio. Dal fronte interno infine si garantisce che quando ci sarà l'annuncio e la spiegazione a latere si capirà tutto. Sarà, nel frattempo un minimo di danni collaterali è stato arrecato al clima idilliaco della festa scudetto e all'intervista di Gerry Cardinale al Financial Times con la quale ha incoronato lo stesso Maldini raccontando dell'incontro di tre ore e mezza.

Poiché è assolutamente improbabile che entro il 30 giugno non ci sia la firma sui rinnovi dei due dirigenti dell'area tecnica, c'è una sola spiegazione possibile a questo ritardo. Formalmente perché nel frattempo c'è stata la trattativa per il passaggio delle quote da Elliott a RedBird, sostanzialmente perché la famiglia Singer non ha gradito l'intervista di Maldini che ha intossicato il clima festaiolo dopo il trionfo di Reggio Emilia. In quella occasione Paolo, ragionando da manager di calcio, si lamentò del fatto che a gennaio l'ad Gazidis non avesse avvertito l'esigenza di sedersi al tavolo per discutere del futuro. I manager di finanza a Londra sono convinti che anche nel calcio italiano le somme si debbano tirare a fine mandato e non sei mesi prima. Di qui allora il ritardo che sta solo scavando qualche solco tra Maldini e la rappresentanza Elliott. Toccherà a Cardinale, che ha il tratto umano molto più italiano che anglosassone, sanare questa micro-frattura. Tale sviluppo smentirà l'ipotesi, avanzata da l'Equipe, secondo cui il fondo dei Singer conserverà la maggioranza nel cda.

Fonti informate riferiscono che i consiglieri in quota Elliott saranno al massimo due sui nove previsti nel cda e che in vista del closing il prestito di Elliott a Redbird sarà al massimo di 200 milioni su un'operazione da 1,2 miliardi.

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