Ci sono attraenti affinità elettive tra Milan e Roma. Hanno entrambe un azionista americano, per cominciare e questo nel panorama italiano più che un particolare eccentrico può apparire oggi come una garanzia di futuro e di solidità finanziaria. A dispetto delle altrui scelte, hanno confermato il tecnico della passata stagione e inserito poche ma mirate pedine nel team con la conferma del sistema di gioco, il 4-2-3-1 destinato. Esaltare il talento dei due principi del gol, Ibra e Dzeko. Persino sul mercato hanno seguito lo stesso piano industriale: giovani di grande avvenire più un esperto attore (Pedro da una parte, Rebic riscattato dall'altra). Infine sono reduce tutte e due da una striscia esaltante di risultati. Con una sola differenza, per ora: le 12 tappe (dall'estate in avanti) della Roma (9 vittorie e 3 pareggi) sono state sporcate dallo 0 a 3 a tavolino subito per l'errore materiale commesso nella stesura della distinta in Verona-Roma finita 0 a 0 sul campo. Il Milan viene un po' più da lontano perché, al lordo dei preliminari di Europa league, è salito a quota 21. Di sicuro la continuità ha giovato sia a Pioli che allo stesso Fonseca, peraltro mai risparmiato dai graffi del tifo romanista nei mesi passati.
È il derby delle risorte, insomma, dopo qualche stagione vissuta non proprio sotto i riflettori del calcio italiano. «Abbiamo una forte identità» è il bigliettino da visita esibito dal tecnico portoghese che può recuperare prodigiose forze fresche dopo il viaggio di giovedì a Berna, tra le quali Kumbulla e Ibanez, perni della difesa, risparmiate senza compromettere l'esito del debutto in Europa league. «Siamo stati bravi a non far pesare le assenze importanti fin qui registrate, come quelle di Ibra, Romagnoli, Rebic, Calhanoglu» è la soddisfazione evidente del collega milanista. Hanno già superato il primo esame impegnativo della stagione. Fonseca con la Juve di Pirlo, rimediando un 2 a 2 stretto per le occasioni da gol apparecchiate e sprecate, Pioli con l'Inter in un derby che ha certificato la rinascita del brand oltre che del gruppo. Perciò quel primato in classifica dei rossoneri, al sicuro in ogni caso, luccica un po' di più rispetto alle precedenti settimane. Soltanto a fine giugno, in occasione del precedente, il Milan senza Ibra s'impose nel finale cogliendo la stanchezza e la mira sballata dei romanisti. Perciò questa sera può venire fuori dalla sfida delle due gemelle un verdetto che vale come una prima sentenza. Può dare al Milan una spinta in più verso scenari impensabili solo qualche mese fa quando Pioli sembrava in bilico, Maldini sull'uscio di casa Milan e Ibra lontanissimo dai progetti e dal libro paga di Elliott.
E
invece, a dimostrazione che nel calcio la continuità è una virtù e non un difetto, aver cestinato quel piano rivoluzionario che portava Rangnick sulla panchina e chissà chi altro a Milanello, è stata una diabolica trovata.
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