Meglio che Silvio Berlusconi sia rimasto ad Arcore per quella che viene considerata da tutti l'ultima partita da presidente storico dopo 31 anni giusti di successi e trionfi impareggiabili. Non sarebbe certo andato fiero del successo di ieri sera (il primo dopo due sconfitte domestiche consecutive) del suo caro, vecchio e adorato Milan sulla Fiorentina che pure vale come oro. Perché consente ai rossoneri di guadagnare una posizione migliore e di vincere anche il confronto diretto con la seconda concorrente (Lazio e adesso i viola). Sette punti nelle ultime tre sfide sono un segnale di grande vitalità fisica e temperamentale.
Montella ottiene il massimo da una difesa a oltranza, durata quasi tutta la ripresa, che non deve certo esaltarsi per via della discutibile pericolosità del suo attacco. Da Chiesa, Ilicic, Kalinic, Saponara e Tello non giungono che tentativi maldestri. Donnarumma insomma non deve fare il fenomeno per frenare gli artigli dei toscani. Adesso in classifica i conti cominciano a tornare, non certo il gioco ma il numero e la cifra tecnica degli assenti forse costituiscono più di una spiegazione pertinente. Nelle difficoltà è un Milan cinico, capace di sfruttare al volo, le poche occasioni, maturate soprattutto nella prima frazione, la migliore esibizione.
La viola parte bene, disegnata in modo inedito da Paulo Sousa (con un 4-4-1-1) eppure è proprio il Milan a trarre beneficio dalla prima punizione calciata da Sosa e ad aprire lo spareggio che vale forse una speranzella per l'Europa league. Trovata puntuale, nel mucchio centrale, la testa dura di Kucka a segno con una girata classica nell'angolo lontano. La reazione immediata della Fiorentina è una sorta di ribellione a quel verdetto e si dipana spettacolare attraverso la catena di destra che è la sua arma più temuta: qui Chiesa (in posizione di fuorigioco) scodella la palla sul secondo palo che Kalinic, arrivando alle spalle e bruciando Gomez, trasforma nel pareggio. Se Montella soffre le pene dalla parte di Vangioni, anche Sousa ha i suoi tormenti nel vedere Salcedo patire le serpentine di Suso. Non è un caso se i due guardiani degli argini finiscono ammoniti nella prima frazione. A quel punto, invece di deprimersi, il Milan esprime il meglio della prima frazione e non solo perché da una palla riconquistata da Sosa nasce il gol del 2 a 1 (serpentina centrale) firmato Deulofeu, al debutto nel tabellino dei marcatori con un destro a giro in mezzo a cinque birilli viola. Più avanti Pasalic centra anche il palo (dopo deviazione di Tatarusanu) e Bacca a pochi attimi dal riposo viene fermato, per errore, sul più bello nel corso in un contropiede velenoso.
Tocca alla Fiorentina risalire la china e la marcia forzata produce un assedio con pericoli ridotti per Donnarumma. Certo non è merito della organizzazione difensiva rossonera, forse conseguenza diretta dei rari sbocchi trovati dalla manovra dei viola. E quando i due tecnici tentano di rimescolare le figurine arrivano un paio di decisioni dalle panchine che in verità sorprendono. Sousa, per esempio, sostituisce Chiesa, il migliore dei suoi fino a quel punto, per fare spazio a Tello che non si segnala per una qualche giocata come si deve. Idem Montella, preoccupato dalla squadra in evidente affanno.
Lui rinuncia a Deulofeu ormai svuotato di energie per richiamare Bertolacci a guardia del centrocampo e schiera Zapata terzo centrale della difesa ridisegnata alla bisogna (al posto dell'infortunato Kucka) per rendere più spessa la trincea scavata davanti a Donnarumma. Che regge fino alla fine. Senza nemmeno rischiare il possibile 2 a 2. Staccata la Fiorentina, adesso il Milan è nella scia della Lazio.
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