Con una fatica del diavolo, il Milan riesce a domare, al culmine dei supplementari, il maltrattato Genoa di Sheva guadagnando i quarti di finale del torneo. Una capocciata di Giroud più una magia (?) di Leao e lo squillo di Saelemaekers rimediano alla partenza sciagurata complicata anche dall'infortunio toccato a Tomori. La scelta di puntare su qualche giovane promessa e di rimettere in pista Rebic in clamoroso ritardo da parte di Pioli non risulta particolarmente felice. Così il Milan arriva al traguardo sudando e correndo qualche rischio di troppo. Perché poi il Genoa, con i rinforzi appena reclutati, non è così arrendevole come dimostra la sua classifica deprimente.
Ma questo è il Genoa che naviga in zona retrocessione? C'è da chiederselo dopo aver preso nota dell'accoglienza caldissima riservata dalla curva sud all'eroe di Manchester Andrij Shevchenko. Perché lo schieramento allestito dal Grifone, coraggioso in fase offensiva, leggero di responsabilità e forse deciso a dare una mano al suo tecnico, scopre subito la discutibile preparazione del Milan. È vero, Daniel Maldini illude con quel blitz dopo pochi secondi, Krunic di testa scheggia la parte superiore della traversa ma poi è il Genoa a comandare il gioco e a trovare - e non è una novità - da angolo il gol con Ostigard, gigante norvegese dopo paratona di Maignan. A rendere più fosca la serata c'è a metà frazione l'infortunio a Tomori (risentimento al ginocchio sinistro) appena rientrato dal covid e subito schierato per mancanza di alternative (Kjaer ko, Romagnoli ancora positivo e nessun rinforzo dal mercato). Troppa fretta, forse, di sicuro responsabilità anche di quel prato indecente per uno stadio di serie A che è San Siro. Il Genoa è l'unico che può sfiorare il raddoppio, a fine prima frazione, con Portanova a dimostrazione che il Milan è completamente in tilt.
I cambi nella ripresa di Pioli (dentro Leao, Diaz e Bakayoko, fuori D. Maldini, Rebic e Krunic) sono la conferma di scelte discutibili effettuate in partenza. Gli effetti pratici sono a metà ripresa il primo cross come si deve per l'ariete francese Giroud che di testa fa centro. È uno dei pochi palloni cesellati per il francese ed è questo uno dei tanti limiti traditi nell'occasione dal Milan trascinato colpevolmente ai supplementari.
Qui il primo viene illuminato dal numero da prestigiatore di Rafa Leao che inventa una traiettoria velenosa: è forse un cross nelle intenzioni trasformato in un gol da applausi, sul secondo palo, prima della chiusa di Saelemaekers.
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