Il Milan un girone dopo chiede la laurea a Firenze

All'andata finì ko in casa, con Allegri a un passo dal licenziamento. Il tecnico: "Pensate se fosse arrivato un altro a fare questi risultati..."

Milanello - Cinque mesi fa capimmo solo una parte di ciò che abbiamo sotto gli occhi, oggi, a Firenze, ora di pranzo, stadio Artemio Franchi. Cinque mesi fa capimmo che la Fiorentina guidata da Vincenzo Montella era destinata a un radioso futuro. Mise sotto il Milan, 3 a 1 alla fine, senza la disponibilità di Jovetic, il suo maggior talento, marcando due gol da fallo laterale e lanciando lo sprint per la Champions. Cinque mesi dopo la Fiorentina è sempre in corsa, Montella continua a ricevere lodi sperticate per il suo gioco e prepara la sfida col Milan per tentare di recuperare parte del distacco accumulato nel frattempo: gioca la carta Jovetic, uscito a Cagliari per una lesione di primo grado al bicipite femorale e convocato a sorpresa, ma forse si tratta solo di una mossa (a Firenze non ci sono maghi in grado di guarire in meno di 2 settimane una lesione muscolare!).
Cinque mesi fa il Milan, staccato di 10 punti dalla viola (24 contro 14 punti), si rese conto di avere in Pato un peso (rigore del possibile 1 a 1 sbagliato e tolto a Montolivo) e fu sul punto di liquidare Allegri. La sera di quella grigia domenica di novembre il tecnico livornese fu ricevuto nella residenza milanese di Berlusconi con Galliani per un vertice decisivo. Oggi la battuta fa sorridere: «entrò licenziato e uscì riconfermato» scrissero. «Fortunatamente andò proprio così: fosse arrivato un altro, con gli stessi risultati, chissà cosa avrebbero detto e scritto» la filosofica chiosa di Allegri che da quel giorno, con la presenza al suo fianco del presidente, realizzò una striscia strepitosa. Sedici i punti guadagnati, per esempio, sulla Fiorentina, nel giro di un girone, terzo posto solido, possibilità di insidiare il secondo del Napoli, nuovo sistema di gioco collaudato (il 4-3-3), scelte non più discusse con un leader consacrato, Montolivo, che deve sfidare il clima ostile dello stadio. «Proveranno a metterlo in difficoltà ma è difficile voler male a un ragazzo come lui» la frase con cui Allegri può accompagnare il capitano del gioco, schierato davanti alla difesa in assenza di Ambrosini all'appuntamento delicato. «Il Milan deve giocare da squadra che sa quel che vuole, proprio come a Verona una settimana prima» la raccomandazione destinata al gruppo partito ieri pomeriggio in treno, con Adriano Galliani fotografato col cappello da capostazione e rilanciato via twitter da El Shaarawy.
Cinque mesi fa capimmo una parte di quel che sarebbe accaduto. E infatti oggi Allegri mastica amaro solo quando gli segnalano i giudizi, autentici, riservati a Montella e al calcio spettacolare della Fiorentina. «Vincenzo ha fatto un ottimo lavoro, io ho sentito la fiducia della società» la sua risposta spedita al club dove da sempre è questa la missione affidata al Milan, «vincere e convincere», vincere giocando bene. Per superare allora questo primo dei tre tremendi esami di Champions messi in fila dal calendario (seguiranno Napoli e Juve) è necessario fare ricorso a qualche ritorno (Zapata, Flamini e Boateng), mettere da parte le ansie da squalifica (4 tra i rossoneri i diffidati, tra cui El Shaarawy, Balotelli, Boateng e Zapata, addirittura 8 nel Napoli) e a scaldare il genio della lampada, Balotelli, per il quale Allegri prevede un futuro roseo, «nemmeno lui immagina le potenzialità da sprigionare».

É allora indispensabile avere al fianco Berlusconi («l'ho sentito a inizio settimana») e sperare che El Shaarazwy riprenda la strada maestra del gol, smarrita in coincidenza (e solo di coincidenza si tratta) con l'arrivo di Balotelli. «Nel calcio c'è un solo signore capace di fare 50 gol all'anno e sapete che gioca nel Barcellona» la battuta di Allegri.

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