Il Milan cinese di Fassone e di Gattuso ha scelto il basso profilo. Ieri a Nyon per discutere del settlement e stasera con il Benevento a San Siro hanno puntato sulla clemenza dell'Uefa da una parte e sull'unico traguardo calcistico alla portata dall'altro, il sesto posto. Non è più il tempo delle promesse fantasmagoriche e nemmeno dei piani economico-finanziari faraonici. Piuttosto l'ad rossonero si è presentato con una tabellina di conti che ha mostrato il risparmio di 15 milioni nella gestione, segno della cura e dell'attenzione del nuovo management. La missione in Svizzera non è ancora conclusa. A metà maggio o forse più in là saranno rese pubbliche le sanzioni. Inevitabili come ha riconosciuto lo stesso Fassone. «Auspico non siano pesanti» il suo commento dopo 100 minuti impegnati a offrire risposte rassicuranti ai numerosi quesiti della commissione che ha voluto approfondire molti aspetti del piano milanista. «Se ci saranno altre domande le invieremo via mail» hanno aggiunto a Nyon conferma quest'ultima che la decisione sarà approfondita e non subirà condizionamenti mediatici. Di sicuro ha avuto un effetto virtuoso la presentazione della lettera di Elliott, il fondo americano che ha in pancia il debito di 303 milioni (più interessi) e che deve essere restituito entro la fine di ottobre prossimo: agli occhi dell'Uefa si è presentato come un fattivo sostenitore del Milan, pronto a intervenire per ogni necessità del club presente e futura. Non è stato un contributo di poco conto.
In sospeso è rimasto il rifinanziamento del debito. E sul punto Fassone ha squadernato lo scenario che allontana l'ipotesi di eventuali dolorose cessioni per sopperire alle mancanze di cassa. «Ci sono tre proposte sul tavolo da esaminare, una di rifinanziamento puro, una con la presenza di un socio» il chiarimento dell'ad che sul punto ha naturalmente rimandato la palla nel campo di Youghong Li cui tocca alla fine la scelta strategica. Perciò il Milan è destinato a un mercato di saldo zero più o meno, «con 2-3 innesti e 2-3 partenze» per consolidare la rosa allestita l'estate scorsa, rivalutata dal lavoro di Gattuso. «Lo show è stato fatto» la frase simbolo di Fassone da trasferire ai tifosi. Nell'attesa che l'Uefa decida (multa più limitazioni sulla rosa per l'Europa e vincoli sui prossimi bilanci), tocca al team tenere stretta l'attuale posizione in classifica. «Voglio il sesto posto»: Rino ha liquidato in fretta le illusioni di una rincorsa della Champions. Con la solita franchezza ha riconosciuto i limiti attuali («qualcuno è stanco, ma siamo vivi»), i rischi contro il Benevento di De Zerbi («non hanno niente da perdere») e il quadro economico («qui nessuno muore di fame»). Sul resto ha giocato come alla playstation. «Pogba? Andrei a prenderlo a piedi.
Mandzukic? Si ma anche Cristiano Ronaldo e Messi» le sue battute migliori prima di riportare tutti alla realtà immaginando solo ritocchi «nei ruoli che so io». Colta anche la lezione di mercoledì sera a Torino: Suso è tra i candidati a riposare per un turno, con Bonaventura che passa in attacco e Locatelli o Montolivo che lo rimpiazzano a centrocampo.
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