Non rischia solo lo sport italiano di veder sfilare la delegazione italiana mutilata della bandiera alle prossime olimpiadi di Tokio. Per effetto di un grave ritardo tecnico, da ieri il calcio italiano (ma anche il basket e altri sport che ricorrono spesso a stranieri) ha ricevuto la doccia fredda di una comunicazione dell'Agenzia delle Entrate con la quale vengono congelati alcuni provvedimenti riferiti ai contratti dei calciatori provenienti da federazioni estere. Uno stop che vale 120 milioni per l'intera serie A e che ha spinto Figc e Lega a protestare con il ministero delle Finanze. È la conferma solenne che questo governo - in attesa di interventi correttivi - ha scelto di puntare il dito contro uno dei settori più produttivi del Belpaese. Veniamo alla spiegazione del pasticcio e alle sue gravi conseguenze. Il ritardo documentato è quello del mancato iter per l'utilizzo di fondi destinati ai settori giovanili del calcio italiano: ci vorrebbe un DPCM. Di qui l'azione dell'Agenzia delle Entrate che ha congelato i benefici previsti da una precedente norma (entrata in vigore dall'estate del 2019) che consentiva di risparmiare il 50% delle tasse al lordo sui calciatori provenienti dall'estero, al pari di quelli italiani rientrati nel nostro campionato a distanza però di due anni.
È sufficiente un esempio di scuola per documentare il costo doloroso di tale dimenticanza. Prendiamo il Milan e lo stipendio garantito a Ibrahimovic (7 milioni netti): al club l'operazione costava fino all'altro giorno un totale di 10,5 milioni, tasse comprese. Con una cifra quasi identica, versata a Donnarumma (6 milioni netti), sempre il Milan è costretto a versare la bellezza di 12 milioni, esattamente il doppio. Secondo i primi calcoli, sul bilancio rossonero, tale provvedimento ha già comportato un aggravio di spesa di oltre 7 milioni (perché il risparmio di tassazione dev'essere cancellato anche sui contratti di Saelemaekers, il giovane belga arrivato a gennaio 2020, Leao e Rebic). Non è solo il Milan a risultare danneggiato dal comunicato dell'Agenzia delle Entrate. Lo sono tutti i club di serie A che hanno, dal 2019 in avanti, tesserato calciatori provenienti da tornei stranieri. Tra i più famosi, a Ibra si possono aggiungere per l'Inter Eriksen e Lukaku oltre che Sanchez, tra l'altro i più retribuiti di Appiano Gentile e per la Juve Ramsey, Rabiot e De Ligt.
La disparità di trattamento fiscale tra calciatore proveniente dall'estero (compresi gli italiani che fanno un rapido passaggio in altri tornei) ha provocato più di una preoccupazione, specie tra i tecnici delle nazionali giovanili. Il ricorso più frequente a scegliere uno straniero rispetto al prodotto del vivaio azzurro a causa del risparmio in materia di tasse è stato oggetto di proteste degli agenti dei calciatori. L'aspetto più grave della vicenda è che siamo nell'imminenza dell'apertura della finestra invernale del calcio-mercato, afflitto già dalla grave crisi economico-finanziaria che si è abbattuta sul calcio di serie A (700 milioni di perdite secondo i calcoli della Lega di riferimento). Alcuni club, in attesa di capire se tale grave lacuna sarà colmata, dovranno congelare a loro volta le trattative già avviate sul fronte estero.
Sempre il Milan è considerato quasi pronto a chiudere il negoziato con lo Strasburgo per il difensore Simokan e con il Barcellona per il centrocampista Riqui Puig. In mancanza di un provvedimento certo sull'applicazione della quota da versare al fisco, dovranno fermare le macchine. E ringraziare per tale danno il governo che ha eletto lo sport a nemico pubblico numero uno.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.