Oggi comincia un altro derby di Milano, il derby della stella. Chi per primo raggiungerà quota 20 scudetti e potrà appuntarsi sulla maglia la seconda stella festeggerà due, tre, venti volte. Il traguardo prestigioso, inseguito dall'Inter per esplicita dichiarazione di Beppe Marotta l'anno scorso, è finito adesso a disposizione anche del Milan dopo la conquista del tricolore numero 19 della ricca storia. E sarà perciò un duello ancora più attraente senza perdere di vista quello sul mercato concentrato sul profilo di Dybala. Ce ne fu uno proprio due anni prima, con Sandro Tonali promesso da Cellino prima a Marotta e poi finito in rossonero. A caccia della seconda stella parte questa mattina il Milan con il raduno di Carnago scandito dal nuovo inno cantato dai tifosi e riferito alla domenica 22 maggio, all'attesa vana dei tifosi interisti «del gol di Raspadori», dai nuovi ricchi contratti di sponsor nel frattempo messi all'incasso (con Puma da 30 milioni l'anno e quello con la maglia d'allenamento) e dal rilancio della piena operatività del duo Maldini-Massara responsabili dell'area tecnica e del calcio-mercato. Mercoledì tocca all'Inter con bagno di folla identico.
L'Inter è partita sul mercato con un bel po' di vantaggio grazie alle operazioni già concluse (Lukaku, Asllani, Bellanova, Onana, Mkhitaryan) che hanno esaltato la corsa all'abbonamento dei tifosi neroazzurri. Devono provvedere alle cessioni adesso per rispettare il piano industriale del presidente Zhang. La strada da recuperare per i campioni d'Italia, nonostante l'arrivo di Origi e Adli, il ritorno di Pobega e il riscatto di Florenzi già depositato, è notevole. Eppure talune mosse sono state preparate per tempo e per esempio il profilo di Renato Sanches, quale sostituito di Kessie è ritenuto, dalle gazzette di calcio-mercato, ancora disponibile dopo le dichiarazioni d'apertura del nuovo presidente del Lille che ha negato ogni colloquio con il Psg. Davanti a Pioli e al suo Milan, due sono le montagne da scalare: la prima dettata dal calendario impegnativo durante il primo mese e mezzo d'attività, la seconda dalla difficoltà di ripetersi in un campionato dove oltre alla cifra tecnica, la differenza sarà ancora una volta scavata dalle motivazioni.
Feroci furono quelle di Maignan, Leao, Kalulu, Theo Hernandez, Giroud, i protagonisti del finale esaltante che portò con i 6 successi su 6 e i rari gol subiti a centrare lo scudetto, considerato alla portata dell'Inter prima del recupero di Bologna.
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