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Un Milan mai cosi brutto. La Dea ipnotizza il Diavolo

Pioli & C. perdono la formula magica stregati di nuovo da quella di Gasp: "Ma non mi fate parlare di scudetto".

Un Milan mai cosi brutto. La Dea ipnotizza il Diavolo

Milano. Straripa l'Atalanta, la nuova bestia nera del Milan (unica che non è riuscita a piegare). 3 gol a San Siro, sfida comandata da cima a fondo, sfiorata la goleada con una sequenza di azioni alla mano che hanno messo a durissima prova la resistenza di Kjaer e dei suoi. Per una volta (perché con la Juve c'erano 7 grandi assenti), il Milan appare messo sotto e irriconoscibile rispetto alla marcia precedente. E la spiegazione è tutta nell'improvvisato centrocampo rossonero oltre che nella formula calcistica di Gasperini capace di spianare la strada dinanzi a qualsiasi rivale. Risultato allora mai in bilico a dispetto del parziale dell'intervallo (0-1), deciso da una ingenuità di Kalulu che si lascia anticipare sotto porta da Romero su azione da calcio d'angolo (l'ennesimo). Se mai nella ripresa, prima e dopo il 2 a 0 su rigore (gomitata di Kessiè su Ilicic forse involontaria), altre due, tre, forse quattro palle gol costruite in veloce contropiede dai bergamaschi, hanno messo a nudo tutti i limiti del Milan, scoperti all'improvviso e concentrati tutti in una sola sfida.
Ilicic è stata la stella polare dell'Atalanta. Basta seguirlo per andare incontro al successo più convincente e forse simbolicamente più prezioso di tutti. Ha avuto qualche difficoltà nei primi minuti a liberarsi all'inizio della marcatura a uomo di Kalulu, poi negli spazi ha dato lezione di stile e anche di vanità mancando un gol a porta spalancata pur di realizzare una finta delle sue. Di sicuro ha oscurato Ibra rimasto al buio, buio pesto, anche perché al netto di un paio di palloni spediti in area di rigore, del gioco che fin qui ha sospinto il Milan in cima alla classifica, non s'è visto granchè. Spiegazione semplice: Meitè, schierato trequartista è stato una pedina persa, al pari di Tonali schiacciato nel duello da Pessina. I ritocchi della ripresa (Brahim Diaz più Rebic e Mandzukic) hanno spinto i rossoneri a cercare soltanto palloni lunghi verso l'area di Gollini spaccando in due tronconi lo schieramento e favorendo così le corse degli atalantini. Ieri sera Pioli non ha perso solo la sfida con l'Atalanta che già un anno e più fa gli aveva rifilato un'altra umiliante sconfitta. Ha perso, dopo 18 turni, la formula calcistica forse anche per l'assenza di Calha e per la discutibile resa di Theo Hernandez, Leao, Kessiè e Castillejo.
Gasperini ha chiuso il girone d'andata con 36 punti, un nuovo record che fa tornare la Dea nel settebello della serie A. Il Milan ha chiuso con due sconfitte il girone ed è rimasto campione d'inverno grazie al pari interista di Udine. Adesso sarà decisivo vedere se e come saprà ripartire tra derby di coppa Italia e sabato prossimo il Bologna. Da segnalare il siparietto nel finale tra Zapata e Ibra. L'atalantino ha provato a sfottere Zlatan: «Cosa vuoi, il rigore numero 13?». La risposta è stata questa: «Per fare i miei gol devi giocare fino a 50 anni».

Dietro questo battibecco pittoresco c'è un non detto che ha scandito la partita, la polemica sollevata da Gasperini sui rigori assegnati al Milan.

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